Tangenti l’onestà.
Ogni giorno che trascorriamo cercando, affannandoci, di scoprire la via migliore per risolvere i nostri problemi, scopriamo , o per meglio dire, confermiamo l’idea che c’è sempre qualcuno che se la passa meglio. Dovremmo spendere due parole sul concetto di passarsela meglio, anche perché sono sempre più convinto che si tratti, sempre di un’analisi molto superficiale che svolgiamo della persona che ci accingiamo ad “invidiare”. Ma sono stati scritte decine, centinaia di miliardi di parole su questi concetti, e non credo sia il caso dilungarci oltre. Credo che meriti, invece soffermarci su una considerazione, alquanto amara, aggiungerei. Far parte di un sistema, e noi ne facciamo parte, ci rende, vuoi o non vuoi, subordinati a qualcun altro od a qualche cosa. Il grado dipende da innumerevoli fattori, ma il concetto è che non esiste un perfetto autonomo. Non nel nostro sistema. All’interno di questo, chiamiamolo, modello, esistono delle devianze, e nemmeno poche. Queste devianze rendono il sistema stabile. Come mai le eccezioni, o devianze che dir si voglia, rendono il sistema stabile, è probabilmente spiegato dal fatto che il sistema di per se è lungi dall’essere perfetto. Proviamo a soffermarci a quello che viene tanto veementemente attaccata e vituperata, la vecchia e cara corruzione. Noi, dico noi italiani, la conosciamo bene. Nel mio trascorso di infante ignaro del proprio rumeno futuro, ricordo una coppia di finanzieri, uno colonnello l’altro appuntato, costruirsi ville faraoniche, stranamente identiche. Lì, come in moltissimi altri casi, non era un problema di fame, era sfruttare un sistema che permetteva certe devianze. Qui, nel nostro Paese adottivo, il quotidiano si basa su comportamenti tangenti l’onesta’. Tutto il sistema affonda le radici nel tutto è possibile, basta dividere, in giuste parti, le fette della torta. Tutto, ma proprio tutto diventa occasione di prendere, approfittare, cercare. E’ talmente normale che non farlo è incredibile per postulato e per comune credenza. La differenza è “quello è talmente bravo che non si vede”. Ma non è sempre così. Ci sono persone che governano il loro tempo mantenendo la rotta impressa dalla propria dignità di essere, magari poveri, ma onesti. Genitori che letteralmente si tolgono del pane di bocca per dare cultura ai propri figli, spesso non sapendo, che vengono, dagli stessi, biasimati per la loro ‘stupidità’. Giovani ragazze che hanno gettato su qualche lenzuolo di qualche squallido albergo, la purezza dei loro sogni d’adolescente, sotterrati da qualche desiderio per uno od un altro vestito firmato. Un giro di intrecci e di mal celati bassi costumi che rendono il gioco dell’invidia, il motore per trovare altre strade, altre lenzuola, per avere quello che l’altra ha già. Credo che questa devianza sia troppo profonda. Credo che questo meccanismo sia diventato perverso e che renda tutto, ma proprio tutto, fradicio di cattivo gusto e di meschinità. Impera il qualunquismo più sfrenato, indifferenza e l’assoluta non cura del pubblico, iniziando dalle autorità, ‘in altre faccende affaccendate’. Sono momenti di amarezza che possono passare, che sicuramente passeranno, ritenendo che non sia un grido isolato, ma che siano molte le persone che la pensano in questa direzione. Non possiamo più giustificare tutto solo perché così è sempre stato, o perché non ci sono i soldi o ce ne sono pochi. Non parlo di valori cristiani, perché, Dio mi perdoni, siamo troppo caduti in basso per meritare anche un semplice diluvio universale per purificare il mondo. Qulcuno chiederebbe la tangente per tagliare il legno ed il Noè di turno venderebbe pellicce d’animali da far indossare ad ospiti paganti.
Gianluca Testa