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12/02/2011

…e adesso?

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Logo dal 1943

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Una cerimonia degna di Confindustria.
Bene, bravi.
Grande il Ministo rumeno dell’Economia parlando in un perfetto italiano, assediato da una traduttrice poco professionale – unica nota stonata della serata.
Adesso tutti a casa, ci si rimbocca le maniche e si inizia, dopo qualche triste pausa, di nuovo, a fare sul serio. Quindi, a rigor di logica e di statuto, visto che abbiamo detto che le regole devono essere rispettate, dobbiamo ricostituire alcune filiali di Confindustria. Dette Filiali avranno, secondo lo Statuto di Confindustria uno stretto legame di dipendenza dal centro sia per la linea politica sia per quella economica. Bene, diciamo noi, perchè, chi conosce il mondo delle associazioni e delle multinazionali, le politiche e le strategiedevono essere obbligatoriamente comuni. Sicuramente condivise tra base e vertice, ma da seguire in maniera leale, costruttiva e continuativa.
Le forme di attivazione dei canali confindustriali sono decisamente molte e lasciano ampio spazio di manovra a coloro i quali sanno e vogliono rendere l’Associazione quello che dev’essere. DI sicuro non mancano le idee e le persone che sanno sfruttarle collocandole nel modo corretto nel tessuto sociale, sindacale ed imprenditoriale oltre che amministrativo del territorio dove operano. Obbligo della neonata Confindustria Romania, adesso, è quello di mettere in evidenza questi uomini allontanando chi non ha dimostrato di essere all’altezza di mandati, o peggio ancora che ha dimostrato di prediligere, palesemente, interessi di altra natura agli interessi, sacrosanti, dell’associazione appena trasferitasi sotto le ali della Grande Aquila.
Sono sicuro che molti aspettano e guardano al prossimo futuro con vivo ed intenso interesse, convinti e fiduciosi che quest’occasione, non verrà ne bruciata ne, tanto meno, lasciata in mani sbagliate, sempre che ce ne siano ancora.
Tutto questo per augurare un florido futuro a quella che, oggi, rappresenta oltre cento anni di storia di impresa, di grande impresa, del nostro Paese.
Gianluca Testa