Spazio Italia - Radio Timisoara

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29/07/2010

Ştefan Călărăşanu

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The Boot - Stefan Calarasanu

The Boot - Stefan Calarasanu

“Calzate un bel paio di scarpe ed andate a Parigi”.
In questa frase, forse liberamente tradotta, risiede tutto l’animo ed il coraggio di un uomo che vive d’arte e per l’arte. Le ore trascorrono tra ricordi ed immagini che ricreano emozioni sottili che, qualche volta, abbiamo dimenticato di aver posseduto. Non c’è rischio di cadere in una asettica contrattazione, avulsa dal sentimento che avvolge la ragione di trovarci in questo posto. Nasce spontaneo il desiderio di prolungare il piacere di aver conosciuto Stefan davanti ad un bicchiere di vino, anzi più di uno. Vini generati da terre lontane ma così appropriate nella memoria e spesso nei gesti, da lasciare confusi. Terre Danubiane e Siciliane accomunate da un colore rosso fuoco e dal profumo del vento che, silenzioso e quasi mai invadente, ha percorso le une e le altre valli, rapendo talvolta parole e pensieri, per lasciarli, adagiandoli, sulle fronde di qualche buganville, une liberamente accudite dalla natura madre, altre dalle mani appassionate e martelate di un cultore del traspondere simboli e vuoti di campane sul bronzo tenuto da legno arso ad arte. Parole che hanno trascinato degli uomini diversi ad incontrare i minuti del nuovo giorno, così, senza accorgersi che quello visto, toccato, detto, ascoltato e pensato aveva investito il loro tempo più di quanto programmato. Nessun problema e tra alcune olive in contrasto con una candida formazione conservata e maturata nel ventre di uno sconosciuto animale, è nato un altro sottile legame che, anche per questa volta, ha affrancato lo spirito e la crescente sofferenza del dover accettare il soppruso dell’altrui ignoranza.
Non solo pietra, legno e bronzo ma anche disegni e segni che paiono voler significare qualcosa, ma qualcosa che non ha altro senso se non quello che ognuno vuole immaginare. Non un linguaggio criptico, non sarebbe degno di Stefan, paladino del chiaro e del dichiarato a qualunque prezzo, ma una sequenza di linee che, unendosi o sfiornadosi, contornano abIlmente l’ospite ora ligneo ora bronzeo. Dall’interno della tua campana odo il rumore della punta del tuo martello seguire il filo del tuo pensiero che, indossate le migliori scarpe, passeggia felice dall’Acr de Triomphe fino al Louvre e ritorno.
Gianluca Testa

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02/12/2009

Pochi ma arrabbiati.

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300px-romanian_revolution_1989_wewillwinTimisoara ripropone il suo diritto a difendere i suoi caduti per l’eliminazione del comunismo dalla propria vita, indignandosi per le bandiere rosse esposte in Piazza Operei, simbolo della rivoluzione e della caduta del regime comunista nel dicembre 1989.

Proporrei un minuto di silenzio alla memoria di coloro che hanno creduto e regalato la propria vita in nome di una democrazia che, purtroppo, ha sempre di più i connostati di un’anarchia che si sta trasformando in una nuova forma di oligarchia mascherata. Non voglio nemmeno sfiorare temi che possono o potrebbero essere usati quale dimostrazione di una demagogia spicciola o, peggio ancora, tacciati di schieramento a favore od in opposizione a qualcuno. Le mie idee politiche non rientrano nella filosofia e nello scopo di questo blog.

La nota è per quelle centinaia di persone (poche) che si sono pacificamente indignate nelle piazze delle principali città rumene nel momento in cui hanno visto la Piazza simbolo della Rivoluzione, inondata di bandiere rosse poste a suggello dell’alleanza destra-sinistra contro l’attuale Presidente.

Una cosa desidero fortemente evidenziare e sostenere. Nemmeno nelle più orrende visioni e previsioni avrei mai pensato di assistere ad una campagna destinata all’elezione del Presidente di una Nazione di oltre venti due milioni di anime, di coì basso livello. Nessuna regola è la Regola. Nessuna etica è l’Etica. Nessuna morale è la Morale. Nessun rispetto è il Rispetto.

Chiunque o qualunque cosa “vinca” tutti hanno perso l’occasione di tacere e di vergognarsi.

Gianluca Testa