27/12/2011
Tags: Menfi, Sicilia, Ştefan Călărăşanu, Timisoara

Note e Piano (Stefan Calarasanu)
Stefan Calarasanu, un amico, un nuovo amico adesso, ha toccato con le sue mani magiche d’artista, la sabbia ed il tufo della mia Sicilia. L’ha toccati lo scorso maggio. Stefan, tra le sue campane, i suoi segni e le sue scarpe, ha respirato la stessa aria che ho respirato io, ma non è l’aria che ci tiene in vita, no, è l’aria che ci illumina le idee e ci rende diversi uni dagli altri. Quest’aria ha innescato in lui il desiderio di rimanere, con lo spirito e con la sua arte nella mia Sicilia, nella mia Menfi. L’artista che ha conquistato chiunque gli sia stato accanto, molto per la sua arte e moltissimo per il suo essere Stefan, è stato conquistato da un piccolo Paese lontano oltre tremila chilometri dalla “sua” Timisoara. Questo legame, sottile ma deciso, ha in me un piccolo vettore. Il contatto è stato stabilito, le persone, gli amici lontani tremila chilometri, adesso aspettano che l’animo di Stefan Calarasanu, si manifesti in un qualcosa, in una pietra forse, in un legno, può darsi, che resterà nel cuore di tante altre persone. Lo farà nel 2012 in un mese che non potrà essere molto caldo. Stefan lavora e suda sulla pietra e sulla materia che plasma lasciando che le gocce del suo sudore, qualche volta, percorrano ed anticipino il solco dello scalpello e della punta del suo trapano. Il caldo del sole della mia Sicilia non lo vuole ferie, anzi, lo accarezzerà senza distoglierlo da quello che con esso la Sicilia significa e lo asseconderà nella generosa idea che lo sta assecondando in questo tempo.
E’ piacevole parlare con Stefan. E’ di casa Stefan. E’ grande Stefan.
Non vedo l’ora che questo si possa concretizzare e non vedo l’ora di poterlo documentare.
Gianluca Testa
29/07/2010
Tags: arte, artisti, scultori contemporanei, Ştefan Călărăşanu, Timisora

The Boot - Stefan Calarasanu
“Calzate un bel paio di scarpe ed andate a Parigi”.
In questa frase, forse liberamente tradotta, risiede tutto l’animo ed il coraggio di un uomo che vive d’arte e per l’arte. Le ore trascorrono tra ricordi ed immagini che ricreano emozioni sottili che, qualche volta, abbiamo dimenticato di aver posseduto. Non c’è rischio di cadere in una asettica contrattazione, avulsa dal sentimento che avvolge la ragione di trovarci in questo posto. Nasce spontaneo il desiderio di prolungare il piacere di aver conosciuto Stefan davanti ad un bicchiere di vino, anzi più di uno. Vini generati da terre lontane ma così appropriate nella memoria e spesso nei gesti, da lasciare confusi. Terre Danubiane e Siciliane accomunate da un colore rosso fuoco e dal profumo del vento che, silenzioso e quasi mai invadente, ha percorso le une e le altre valli, rapendo talvolta parole e pensieri, per lasciarli, adagiandoli, sulle fronde di qualche buganville, une liberamente accudite dalla natura madre, altre dalle mani appassionate e martelate di un cultore del traspondere simboli e vuoti di campane sul bronzo tenuto da legno arso ad arte. Parole che hanno trascinato degli uomini diversi ad incontrare i minuti del nuovo giorno, così, senza accorgersi che quello visto, toccato, detto, ascoltato e pensato aveva investito il loro tempo più di quanto programmato. Nessun problema e tra alcune olive in contrasto con una candida formazione conservata e maturata nel ventre di uno sconosciuto animale, è nato un altro sottile legame che, anche per questa volta, ha affrancato lo spirito e la crescente sofferenza del dover accettare il soppruso dell’altrui ignoranza.
Non solo pietra, legno e bronzo ma anche disegni e segni che paiono voler significare qualcosa, ma qualcosa che non ha altro senso se non quello che ognuno vuole immaginare. Non un linguaggio criptico, non sarebbe degno di Stefan, paladino del chiaro e del dichiarato a qualunque prezzo, ma una sequenza di linee che, unendosi o sfiornadosi, contornano abIlmente l’ospite ora ligneo ora bronzeo. Dall’interno della tua campana odo il rumore della punta del tuo martello seguire il filo del tuo pensiero che, indossate le migliori scarpe, passeggia felice dall’Acr de Triomphe fino al Louvre e ritorno.
Gianluca Testa