Qualche volta, anzi sempre più spesso, mi chiedo se le persone che urlano le loro idee come assolute e fondamentali, credano veramente in esse e siano disposti a lottare per quello che più di un’idea diventa, piano piano, un vero e proprio ideale. A proposito di questo ricordo una discussione, avvenuta qualche settimana or sono, con uno dei capi regionali di un sindacato rumeno, che si definisce “potente”, al proposito delle, allora, previste, oggi, attuali, modifiche al codice del lavoro rumeno. A prescindere sulle considerazioni sul termine “potente”, ricordo che l’impressione che ebbi nell’ascoltare le idee e le motivazioni che quel signore mi stava animatamente esponendo, era oscillante tra il divertito ed il commiserevole. Divertito per il fatto che le sue esposizioni si sostenevano solamente grazie a degli anacronistici postulati, commiserevole per il fatto che, ammesso che fosse completamente in buona fede, cosa di cui oggi inizio fortemente a dubitare, generavano un entusiasmo che, lapalissianamente, lo avrebbe velocemente portato verso una delusione.
Da lì a pochi giorni, le organizzazioni sindacali rumene si sarebbero incontrate per una “esemplare” manifestazione che avrebbe portato la voce del popolo, sarebbe meglio dire, la loro voce, contro la volontà manifestata del Governo in carica, di modificare il Codice del Lavoro. Queste manifestazioni, visto che erano previste, a detta del mio interlocutore, diverse azioni, prevedevano anche una stupida attività che avrebbe dovuto prevedere una sorta di sit-in davanti l’Ambasciata Americana a Bucarest con annesso rituale, di puro stampo islamico, culminante con la distruzione delle bandiere americane con le fiamme. La motivazione datami dal mio interlocutore si basava sul fatto, qui confesso che ho riso, gli “americani sono la fonte di tutti i guai”, ivi compresa la pressione esercitata sul Governo rumeno al fine di indurli a chiedere le fiducia per modificare il codice del lavoro.
La mia commiserazione è stata confermata quando, alla sera delle annunciate manifestazioni, dopo che il Parlamento aveva confermato la fiducia al Governo, o per essere precisi, aveva respinto la mozione di sfiducia contro il Governo e confermato la fiducia sul decreto che modifica il codice del lavoro (qui un decreto legge ha il potere di modificare e di annullare anche completamente una legge emanata dalle camere, senza che nessuno muova eccezioni di incostituzionalità di fondo), le folle oceaniche di sindacalisti e di lavoratori non erano per nulla folle, bensì poche centinaia di attivisti, comandati dai loro capi, assenti, a presidiare i luoghi prescelti, senza che nessuno, finalmente un po’ di buon senso, desse atto ai propositi “islamici” che il mio interlocutore si vantava essere la madre di tutte le azioni “per smuovere l’opinione pubblica e cacciare l’oppressore dal territorio rumeno”.
A prescindere dalla necessità che questa Nazione aveva di modificare le regole più che comuniste che avevano generato il codice del Lavoro, la legge 54 del 2993, motivo per il quale, sono convinto, molte aziende con un minimo di pianificazione e di programmazione strategica, abbiano considerato un punto fortemente a sfavore di un potenziale investimento in Romania, sono sempre più convinto che tutte le cose, ivi comprese queste organizzazioni sindacali, così come sono concepite, così come sono condotte e gestite – la maggior parte dei loro leaders o sono stati inquisiti o sono oggetto di pesanti indagini sia giudiziarie che giornalistiche a causa degli averi accumulati dai loro granitici mandati di comando – sia ormai obsolete ed inutili. Anche rischiando di essere frainteso, credo che, benché la figura dei sindacati abbiano svolto il loro fondamentale ruolo nel cammino della libertà democratica, quello in cui si sono trasformati alcuni di questi, e non solo in Romania, non sono altro che un maldestro e spesso ridicolo esempio di come pochi tentino di irretire i tanti, al fine di mantenersi un posto al sole. Tentativi che non disdegnano di fare proseliti anche difendendo l’indifendibile, anche sostenendo tesi di provati imbroglioni che per il solo fatto di aderire all’organizzazione sindacale di turno, devono essere “aiutati”, non capendo che in questa maniera, la massa, quella che veramente lavora, non faccia altro che allontanarsi inesorabilmente dalla radice dell’dea dalla quale è nato il Sindacato, quale Istituzione. Anche se esitono le dovute eccezioni, alcune decisamente eccellenti, ma che sono eccezioni di persone, non di organizzazioni mi chiedo se non c’è veramente nulla di nuovo sotto il sole?
Gianluca Testa