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22/06/2010

Socialismo

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Antoine Lavoiser

Antoine Lavoiser

Qualcuno, scrivendo una storiella per spiegare il comunismo, concludeva il suo lavoro con un’affermazione: “Non è possibile aumentare la ricchezza dividendola!”
Dalla quale possiamo aggiungere che lo Stato non può dare a qualcuno qualcosa senza averla, precedentemente, sottratta a qualcun altro. Stiamo parlando di un principio fisico, oltre che economico. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Lavoisier, in una semplice e quanto mai vera affermazione, condensa in una sola riga la verità inconfutabile che il comunismo non è altro che un’innegabile utopia. Oltre a questo, potrei aggiungere, che la storia ha dimostrato, a suon di cadaveri, gulag, guerre, repressioni e quant’altro, che l’essere umano può al massimo essere simile, ma mai uguale ad un altro essere umano. Oltre a tutto desidero porre l’accento sul fatto che qualunque nozione di aiuto, inteso quale supporto alle classi più disagiate, ma perfettamente in salute, che sia esso inteso quale, aiuto economico a fondo perduto, altro non è che la chiave per alimentare il lassismo lasciando perire inesorabilmente, qualsiasi forma di iniziativa.
Se sommiamo tutte queste affermazioni, delle quali sono consapevolmente responsabile, possiamo arrivare anche all’assioma che una qualunque forma di totalitarismo, sia esso di destra che di sinistra, visto che cerca comunque di inquadrare animi e soprattutto azioni e pensieri, non può altro che essere mantenuto con la viva e cruda violenza, per cui è destinato ad una fine, spesso, altrettanto violenta.
Ma se tutto questo è vero, come ritengo sia stato abbondandemente dimostrato dalla storia e dalla vita vissuta degli ultimi secoli, senza affondare le radici del discorso ad i millenni che, comunque, avvalorano detta ipotesi, cos’è successo oggi? Perchè il sistema che abbiamo inventato negi ultimi decenni non sta funzionando? Cos’è sbagliato, cosa non è corretto? Se la logica che vuole il Mondo, il nostro Mondo, un’unica enorme piazza dove acquistare, vendere e scambiare beni di qualsiasi tipo alla base della quale poniamo il mezzo dei mezzi inteso con il nome di concorrenza, allora dove ci scontriamo? Con quale malefatta, o mal ragionata situazione ci confrontiamo visto che il risultato che abbiamo generato in pochi anni è l’apparente disfatta dell’intero sistema basato sul consumo e solo su di esso? Certo che se ci soffermiamo qualche istante ragionando, per esempio, sul fatto che la BP (British Petrolium) l’anno scorso ha totalizzato un utile di circa, se non oltre, diciassette miliardi di dollari,vendendo derivati del petrolio estratti da luoghi che, come nel Golfo del Messico, stanno lentamente ed inesorabilmente scomparendo dalle nostre carte geografiche, non credo sia sbagliato ritenere che qualcosa sia a dir poco non corretto. Um motore immendo alimentato dal greggio estratto a qualunque costo. Materiale necessario ed indispensabile, al quale non si vuole dare un’alternativa concreta, dato che alimenta in maniera assolutamente inequivocabile, enormi guadagni per pochi residenti di questo pianeta. Certo non è giusto pensare di dividere questa ricchezza tra tanti, nessuno avrebbe più l’interesse di cercarlo, estrarlo e raffinarlo nelle suo più varie forme. Ma allora il mondo si fermerebbe? Non credo questo potrebbe accadere. Forse si rispolvererebbero i progetti di macchine ad idrogeno giacenti da ventenni nei musei di mezzo mondo. Forse si aprirebbe un mondo sulle energie alternative di cui si parla sempre e troppo spesso a vanvera, senza di fatto, produrre veramente soluzioni applicabili alla vita di tutti i giorni. Tra l’altro, dato gli interessi in gioco, che poi, a ben guardare, tanto diversi dal motivo per cui si coltiva l’aglio in Cina e lo si vende in Romania, così come si fa con i pomodori in Turchia, non sono, possiamo anche ipotizzare che la lentezza con cui si producono soluzioni applicabili ed economicamente accettabili, è figlia sempre dello stesso interesse. L’ingordigia di ricchezze e di opulenze oramai ben consolidate su alcuni, per nulla, poco si concilia con il pericolo che le potenze attualmente ben assestate sul dio petrolio, possano non primeggiare al cospetto di nuove soluzioni. Per cui meglio affondare, lasciando che nulla trapeli, possibilmente, una piattaforma petrolifera, nascondendo risultati reali sulla situazione dell’inquinamento del nostro mondo e così via. Certo dividere non significa moltiplicare, ma concentrarsi sulla possibilità di ridimensionare il gioco, riportandolo a quello per cui siamo geneticamente tarati, potrebbe essere una soluzione, possibilmente senza aspettare che il sistema esausto, collassi definitivamente, sfociando in deliranti e sanguinosi mutazioni destinate, dopo, a riassestarsi alla stregua della nuvole di polvere generata a ground zero quel tristemente famoso undici settembre di qualche anno fa.
Gianluca Testa