Dalla padella alla brace?
Quasi per caso, dopo un periodo alquanto lungo di volontario disinteresse, alimentato dall’amara sensazione di disagio e di velata vergogna generata dalle azioni, fatti e misfatti, del nostro rappresentante in Timișoara, da qualche giorno ci troviamo al cospetto di una novità. Il motore consolare ha ripreso a funzionare, almeno così appare dallo scambio di corrispondenza elettronica inneggiante alla necessità di riunirsi sotto un unico ombrello tricolore esortando la necessità di abbandonare rancori di datata memoria, nel tentativo di rendere coeso un gruppo che gruppo non è quasi mai stato. Il tono dei messaggi è lontano dall’essere diplomatico. Sembra più di qualunque altra cosa il tentativo, scocciato e poco convinto, di una maestrina al cospetto di alunni indisciplinati, ignoranti e maleducati. Forma a parte, anche se viene difficile dimenticarsi da che pulpito provenga il messaggio, ci viene da chiedere perché adesso e perché in questa forma. Certo non ci è dato sapere il perché di tante cose, come per esempio del motivo per cui moltissimi di noi italiani siamo stati epurati dalle attività del Consolato Generale d’Italia, a meno di avvenimenti che non possono e non potevano essere nascosti, in quanto a tutti noti. Certo non ci è dato sapere del perché e del percome illustri personalità della Società Civile rumena, che hanno contribuito con il loro lavoro ed il loro impegno nel tentativo di dare un’immagine migliore non solo all’Italia bensì ai suoi Figli espatriati in quest’isola latina, non vengano nemmeno invitati a partecipare ad avvenimenti pubblici ed istituzionali. Certo non ci è dato da sapere il perché delle trasmissioni televisive al fianco di millantatori e bugiardi che con il loro operato hanno contribuito affinchè la carriera di uomini degni di nota fosse distrutta ed, indirettamente, ne sono certo, abbiano contribuito anche alla scomparsa di altre persone, una per tutte, Mariella, con le loro maldicenze, menzogne della più bassa spezza. Certo ci è impossibile sapere del perché, nonostante innumerevoli e dichiarate motivazioni siano state spedite all’indirizzo dell’Ambasciata circa il comportamento sicuramente non consono alla carica, il ben che nulla sia stato deciso. La storia passa tra un trascorso dove uomini capaci hanno cercato e sono riusciti a creare un’immagine di serietà e di credito all’indirizzo delle nostre Istituzioni sul territorio locale, alle dichiarazione di Titolari di Importanti Istituzioni locali che non vogliono nemmeno sentir parlare di quelli attualmente in carico. Ma, nonostante tutto, con uno stile a noi incomprensibile, nulla è cambiato, tranne per questo tentativo di sedare, appianare e pacificare persone che, dalla loro parte, hanno ben altri panni da lavare. La domanda sorge spontanea, perché? Forse la risposta sta in un annoso e penoso, lasciatemi aggiungere, caso, quello del Centro Culturale Italiano. La disputa è di lunga durata, ma di fatto i termini sono semplici e facilmente comprensibili. Alcuni di noi non hanno accettato l’idea ed il principio che un Centro Culturale riconosciuto a livello istituzionale fosse una società a responsabilità limitata. Tutto qui. Quello che si cercava di ottenere era semplicemente un’associazione no profit dove la partecipazione di tutti fosse aperta, dove fosse possibile convogliare fondi per poi reindirizzarli verso attività culturali e caritatevoli, finalizzate al miglioramento e mantenimento della nostra immagine di Italiani in Romania. Non era un problema di persone, non era un problema di invidie ne tanto meno di rancori. Oggi, ci troviamo con un centro accreditato che di fatto è una società a responsabilità limitata, con tanto di statuto, bilanci ed oggetto sociale, ma soprattutto con lo scopo di generare profitto. Ovviamente parliamo di profitto economico e non il profitto di un’immagine comune. I richiami dei delfini dal Capo della nostra istituzione servivano a questo probabilmente, permettere al sommo di chiudere una delle tante pendenze rimaste non ascoltate per anni, sin dal precedente Ambasciatore.
Se di questo si tratta, ed abbiamo ragione di crederlo, possiamo solamente essere velatamente speranzosi che qualcosa, di fatto stia accadendo. Forse le voci di una sostituzione non sono poi così infondate? Non ci resta che sperare di non essere in una padella.
Viva l’Italia.
Memo Rivolsi