Chi?
Chi ha il diritto di decidere cosa è bello o cosa è brutto?
Semplice, ognuno di noi, per quello che riguarda il proprio senso e gusto, ma chi ha il diritto di decidere per tutti gli altri, per esempio cittadini di un conglomerato urbano che un’opera sia bella o brutta e per questo possa o non possa essere esposta in uno spazio pubblico?
Chi?
In base a quali attribuzioni o capacità?
Ovviamente non mi sto riferendo ad un contesto dittatoriale, dove un solo uomo o un comitato ‘artistico’ sottoposto in ogni caso al dictat di qualsivoglia ideologia, decide per tutta la comunità e dove, la comunità, non ha il coraggio di commentare o, peggio reagire per paura di ripercussioni fisiche anche mortali. Mi riferisco al nostro ambiente, alla nostra città, questa meravigliosa e potenzialmente splendida Timisoara foriera di proiezioni artistiche inimmaginabili, dove, fino a prova contraria vige il diritto generato dallo stato democratico in cui viviamo.
E allora, chi ha il diritto di decidere se qualcosa deve o non deve essere esposta in pubblico in una città appunto dove, quale punto a favore di questa discussione, si è in corso d’opera per espletare il sogno della capitale culturale europea?
I piccoli di Timisoara, i bambini di questa città, passeggiando con i loro genitori davanti al dinosauro dei Baraka, si sono entusiasmati alla vista del ‘mostro’, del ‘formichiere’ e i loro genitori non hanno esitato a fotografarli con l’opera sullo sfondo dei loro profili.
L’innocenza che giudica l’arte meglio degli onniscienti.
Basterebbe solo questo per sentenziare che, sì quella è un’opera che deve essere esposta, non solo davanti al museo dell’Arte, ma in ogni quartiere della città. Sì quella come tutte le opere frutto del lavoro e del genio più o meno talentato di ogni artista, ha il diritto di essere esposta al pubblico quale critico spietato e impietoso, capace di giudizi lapidari atti a determinare il successo o il fallimento della fama dell’opera stessa.
In fine, proprio perché Timisoara ha il titolo di Capitale Culturale Europea, proprio perché questa città si fregia di una pluralità ricchissima di diverse culture, lingue e religioni, proprio per questi motivi, senza entrare in altri campi, opere, le opere devono essere esposte in ogni angolo della città. Timisoara deve e può diventare un museo essa stessa. Timisoara deve cullare le proprie ricchezze partorite dalle diversità di opinioni e di gusti, ma senza imporre in maniera autoritaria, dittatoriale cosa va o non va esposto.
E voi, cosiddetti uomini di cultura che create pensieri che nemmeno con dieci oboli lo stesso Caronte accetterebbe di traghettare negli inferi, non vi vergognate di portare simili argomentazioni di accusa prestando, di fatto la vostra penna solo ed esclusivamente a speculazioni di bassissimo livello, probabilmente volte a sostenere l’una o l’altra fazione politica, oramai in lizza, ahimè, per la poltrona di Sindaco?
A titolo personale dichiaro il mio plauso per i Baraka per il coraggio, l’impegno e il pathos che alimenta il loro lavoro anche se alcuni dei loro lavori non sono di mio gradimento e dico inoltre, rivolgendomi agli autori degli articoli infamanti apparsi nella stampa locale, che chi accusa e sputa anatemi addirittura ricchi di scenari degni di un tribunale della ‘santa inquisizione’ avesse una vaga idea dell’arte moderna, quella, fonte illuminata di autori del calibro Bacon, Cattelan, Serrano, Goya con “Saturno divora i suoi figli”, Courbe con la sua ‘origin du monde’, Manzoni ‘Merda d’autore’, il Pomarancio (Niccolo’ Circignani) con il martirio di san Pietro d’Alessandria e centinaia di altri altrettanto famosi, protetta da musei quali Guggenheim, Paul Getty, del Moma, o di altri centinaia di illustrissimi tempi della cultura moderna, altro non potrebbe fare che tacere. Ma mi rendo conto che, da dipendenza politica o economica di alcuni, quella sì genera mostri dato che pone a riposo la loro, benché esigua, ragione.
E centinaia di altri altrettanto famosi, protetti da musei quali Guggenheim, Paul Getty, del Moma, o di altri centinaia di illustrissimi tempi della cultura moderna, altro non potrebbe fare che tacere.
Ma mi rendo conto che, la dipendenza politica o economica di alcuni, quella si’, genera mostri dato che pone a riposo la loro, benché esigua, ragione.