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17/02/2010

Ma cosa stiamo facendo?

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Da "Il Fatto Quotidiano del 17-02-2010"Nel 1991 abbiamo acclamato ed applaudito a quelloche allora è apparsa come  la prova che si può cambiare. Molti di noi si sono talmente immedesimati che hanno iniziato un percorso politico, scoprendo, tra le altre cose, che tutti erano disposti a condannare, ma pochissimi a sostenere le proprie idee ed affermazioni in maniera concreta. Dopo poco tempo, molti di coloro i quali si erano immersi nel mondo nuovo, sono usciti velocemente tergendosi le membra da ogni possibile goccia generata dalla ribellione, ed hanno abbracciato nuovi dei. La cronica mancanza di un’opposizione seria, la demolizione sistematica dei valori, di tutti i valori, ed un fiume di denaro gestito alla Romana maniera del “dividi et impera”, ha reso tutto più facile e soprattutto impunibile ed impunito. Chi ha rubato di più ha avuto la sicurezza e la certezza di guadagnarsi un posto in paradiso, condividendo i benefici al dio in carica, il quale ha spostato le montagne per non permettere all’ombra di oscurare il suo cammino. Chi ha rubato di meno, ha goduto comunque di un’immunità indiretta, ma è passato per incapace. Chi non ha rubato per niente è stato definito, e forse lo è ancora, un completo idiota.
Non so voi, ma io non voglio lasciare quest’eredità senza tentare di fermare questo schifo. Tangentopoli, alla luce di quello che sta accadendo,  è servita a creare un nuovo sistema, ben più potente del primo, fondato sull’impunibilità dei reati, perchè delinquendo tutti…. non delinque nessuno e per i reati, anche se dovessero ancora essistere stando al codice, la soluzione si chiama leggittimo impedimento, Lodo Alfano. Inoltre benediciamo, con il cinque per cento, fondi occulti, frutto di affari illeciti (foss’anche solo per il fatto che non sono stati dichiarati al Fisco) rendendo, per legge, gli onesti cittadini dei costituzionali cretini.
Non lasciamo che il nostro futuro sia questo, svegliamoci dal torpore del “Grande Fratello”, “Amici”, “XFactor” e chi più ne ha èiù ne metta, ricominciamo a guardare quello che succede, riaccendendo il nostro senso critico.

Gianluca Testa