Spazio Italia - Radio Timisoara

Posts Tagged ‘lavoro’

Spazio Italia - Radio Timisoara

24/03/2011

Leader sindacale.

Tags: , , , , , ,

sindacato1Qualche volta, anzi sempre più spesso, mi chiedo se le persone che urlano le loro idee come assolute e fondamentali, credano veramente in esse e siano disposti a lottare per quello che più di un’idea diventa, piano piano, un vero e proprio ideale. A proposito di questo ricordo una discussione, avvenuta qualche settimana or sono, con uno dei capi regionali di un sindacato rumeno, che si definisce “potente”, al proposito delle, allora, previste, oggi, attuali, modifiche al codice del lavoro rumeno. A prescindere sulle considerazioni sul termine “potente”, ricordo che l’impressione che ebbi nell’ascoltare le idee e le motivazioni che quel signore mi stava animatamente esponendo, era oscillante tra il divertito ed il commiserevole. Divertito per il fatto che le sue esposizioni si sostenevano solamente grazie a degli anacronistici postulati, commiserevole per il fatto che, ammesso che fosse completamente in buona fede, cosa di cui oggi inizio fortemente a dubitare, generavano un entusiasmo che, lapalissianamente, lo avrebbe velocemente portato verso una delusione.
Da lì a pochi giorni, le organizzazioni sindacali rumene si sarebbero incontrate per una “esemplare” manifestazione che avrebbe portato la voce del popolo, sarebbe meglio dire, la loro voce, contro la volontà manifestata del Governo in carica, di modificare il Codice del Lavoro. Queste manifestazioni, visto che erano previste, a detta del mio interlocutore, diverse azioni, prevedevano anche una stupida attività che avrebbe dovuto prevedere una sorta di sit-in davanti l’Ambasciata Americana a Bucarest con annesso rituale, di puro stampo islamico, culminante con la distruzione delle bandiere americane con le fiamme. La motivazione datami dal mio interlocutore si basava sul fatto, qui confesso che ho riso, gli “americani sono la fonte di tutti i guai”, ivi compresa la pressione esercitata sul Governo rumeno al fine di indurli a chiedere le fiducia per modificare il codice del lavoro.
La mia commiserazione è stata confermata quando, alla sera delle annunciate manifestazioni, dopo che il Parlamento aveva confermato la fiducia al Governo, o per essere precisi, aveva respinto la mozione di sfiducia contro il Governo e confermato la fiducia sul decreto che modifica il codice del lavoro (qui un decreto legge ha il potere di modificare e di annullare anche completamente una legge emanata dalle camere, senza che nessuno muova eccezioni di incostituzionalità di fondo), le folle oceaniche di sindacalisti e di lavoratori non erano per nulla folle, bensì poche centinaia di attivisti, comandati dai loro capi, assenti, a presidiare i luoghi prescelti, senza che nessuno, finalmente un po’ di buon senso, desse atto ai propositi “islamici” che il mio interlocutore si vantava essere la madre di tutte le azioni “per smuovere l’opinione pubblica e cacciare l’oppressore dal territorio rumeno”.
A prescindere dalla necessità che questa Nazione aveva di modificare le regole più che comuniste che avevano generato il codice del Lavoro, la legge 54 del 2993, motivo per il quale, sono convinto, molte aziende con un minimo di pianificazione e di programmazione strategica, abbiano considerato un punto fortemente a sfavore di un potenziale investimento in Romania, sono sempre più convinto che tutte le cose, ivi comprese queste organizzazioni sindacali, così come sono concepite, così come sono condotte e gestite – la maggior parte dei loro leaders o sono stati inquisiti o sono oggetto di pesanti indagini sia giudiziarie che giornalistiche a causa degli averi accumulati dai loro granitici mandati di comando – sia ormai obsolete ed inutili. Anche rischiando di essere frainteso, credo che, benché la figura dei sindacati abbiano svolto il loro fondamentale ruolo nel cammino della libertà democratica, quello in cui si sono trasformati alcuni di questi, e non solo in Romania, non sono altro che un maldestro e spesso ridicolo esempio di come pochi tentino di irretire i tanti, al fine di mantenersi un posto al sole. Tentativi che non disdegnano di fare proseliti anche difendendo l’indifendibile, anche sostenendo tesi di provati imbroglioni che per il solo fatto di aderire all’organizzazione sindacale di turno, devono essere “aiutati”, non capendo che in questa maniera, la massa, quella che veramente lavora, non faccia altro che allontanarsi inesorabilmente dalla radice dell’dea dalla quale è nato il Sindacato, quale Istituzione. Anche se esitono le dovute eccezioni, alcune decisamente eccellenti, ma che sono eccezioni di persone, non di organizzazioni mi chiedo se non c’è veramente nulla di nuovo sotto il sole?
Gianluca Testa

Spazio Italia - Radio Timisoara

04/04/2010

Problemi sociali

Tags: , , , ,

Cipolle ..made in Cina?

Cipolle ..made in Cina?

Nelle more di quello che sta succedendo e non solamente in Romania, ci è piaciuto un articolo apparso ieri su ‘ZF’,  l’equivalete del nostro ‘Il Sole 24 Ore’, anche se il paragone non regge proprio tanto, dove si disbatteva il tema della crisi. Come saprete in Romania si stanno attuando una serie importante di riforme fiscali che avranno un impatto pesante sulla vita economica del Paese e, di conseguenza, sulla vita delle nostre aziende. Si parla di tassare i Buoni Pasto e tra le altre cose di impostare una sorta di imposta forfettaria per alcune categorie commercili. Oltre a queste ci sono altre attività che hanno visto già attuate le loro norme, tra le quali, l’introduzione di un ‘ticket’ sanitario, cosa tra l’altro ben nota nel nostro Paese.

La questione quindi, a mio parere va separata. Una cosa sono le imposizioni che impatteranno direttamente sulle attivià produttive, ed una sono quelle azioni fiscali che andranno a coprire quei vuoti fiscali che atavicamente abbracciano alcuni settori del commercio.

A prescindere di qualunque considerazione macroeconimica, lo scopo di questo scritto è quello di porre in evidenza il fatto che vuoi o non vuoi, la più grande voragine dello Stato Rumeno, i salari dei suoi utili / inutili dipendenti, non si toccano. Motivazione ufficiale, dalla bocca del Ministro delle Finanze, “non possiamo prendere una decisione a cuor leggero, soprattutto quando questa avrebbe un impatto pesante sia a livello sociale che politico…”. Bene, bravo signor Ministro, possiamo anche noi rispondere così alle vostre solerti ed immancabili ‘Somatie’ e ‘Tituli executori’ che i vostri computer inviano immediatamente dopo che la data della scadenza di pagamento di imposte e tasse non è stata onorata alla scadenza pattuita?

Meglio potremo chiedere che cosa potrebbe inventarsi un imprenditore quando il proprio prodotto/servizio è così scadente e caro da non avere più clienti. Forse dovrebbe imporre con la forza i propri pordotti al mercato tergiversando sulla necessità di migliorare i propri servizi e le proprie procedure, evitando anche di ridurre le sue maestranze. Lo sappiamo che lo Stato non è una società commerciale, non è una fabbica. Lo sappiamo che lo Stato deve avere cura dei propri cittadini indifferentemente dal loro credo, sesso, religione appartenenza politica, ceto e quant’altro,  lo sappiamo bene, ma sappiamo anche che in un mondo contollato dalle regole economiche sarebbe importante, per non dire basilare, che lo Stato desse l’esempio della buona amministrazione.

Parlando con qualcuno che di sindacati in Romania se ne intende, che ha vissuto durante il periodo comunista di Ciausescu e consorte, anche non rimpiangendo la mancanza di libertà, inzia e nemmeno tanto velatamente, a porre l’accento che al tempo la Romania poteva sicuramente vantare un’organizzazione ed un livello industriale e produttivo in genere, ben al di sopra di quello attuale. Anzi, l’accento lo pone sulla regressione morale e della capacità produttiva di questa Nazione, una regressione, che posto come anno zero l’anno della Rivoluzione, trascina la Nazione a trent’anni prima.

Se trascorrete una qualche mezz’ora in un mercato di una qualunque delle città rumene, vi accorgerete immediatamente che da un Paese tipicamente agricolo, da un Paese che per decenni ha esportato fior fiore di prodotti in tutto il mondo, la maggior parte dei prodotti che troverete sui banchi di questi mercati sono per lo più provenienti dall’estero. Cipolla, aglio, pomodori eccetera, non c’è nulla di autoctono. Bhe in fondo come non comprendere che lavorare la terra è dcisamente più difficoltoso e duro che non commercializzare prodotti comprati da un mercato all’ingrosso. Non importa poi che tutti avranno le stesse identiche merci, conterà chi ha potuto vendere di più e di solito lo potrà fare chi ha deciso di risicare i propri guadagni più degli altri. Ancora una volta la logica del prezzo predomina qualunque altra formula di analisi, prevaricando qualità e buon senso.

In questo vediamo un’importante nicchia che vuoi o non vuoi dovrà rendersi palese nel medio periodo. A rigor di logica dovremmo riportare le nostre valutazioni e le nostre analisi tenendo in considerazione qualche variabile in più del semplice prezzo. Forse questa crisi economica non è solamente una questione economica, appunto, è anche una questione culturale che dovrà portarci a rivedere il modello, se di modello si può parlare, che abbiamo sviluppato negli ultimi anni. Rivalutare la genuinità delle cose, di tutte le cose. riscoprire il gusto del proprio mondo prima di rifiutarlo a priori perchè vicino. Riscoprire il gusto delle cose, di qualunque cosa, per il semplice fatto che per pensarla, ottenerla, generarla, produrla è costato fatica, lavoro, ingegno e non è stato un puro e semplice frutto di un’ituizione meramente speculativa.

Così caro Ministro delle Finanze sarebbe il caso di rimettere in discussione tutto ed approfittare del momento, prima di stringere la cinghia là dove non ci sono più buchi a disposizione, per rivedere il modello, premiare chi produce e penalizzare chi non lo fa.

Non credo che nella sua azienda, Signor Ministro, ipotetica o rale che sia, Lei si permetterebbe di mantenere dipendenti nulla facenti che, oltre a tutto, rubano e si lasciano corrompere. Impatto sociale o politico che sia, non credo che sarebbero quelli i parametri che Ella terrebbe in considerazione.

Ci pensi, se ha un po’ di tempo.

Gianluca Testa