Traian Basescu
Sono sincero, non avrei immaginato la mossa del Presidente Basescu nemmeno se avessi cercato di sfrozarmi. Stavo semlicemente considerando la pochezza delle azioni dell’opposizione – si fa per dire – e giudicavo patetico lo sforzo di pochissimi adepti alla pseudo coalizione di opposizione, guardando, con una certa nota di fastidio, al trambusto, pressocchè inutile, creato a puri scopi populistici. Mai mi sarei aspettato una contro mossa, a dir poco geniale, del Presidente della Romania. Sacrifica il Governo Boc, per insediare un altro Governo, sempre di suo gradimento ed impossibile da criticare, fruttando, come una volpe madre sa fare, l’occasione prestatagli da un cumulo di inetti oppositori.
Un grande, non c’è che dire.
Oltre al fatto che è riuscito, unico più che raro esempio in Europa, a contenere realmente la spesa pubblica, dopo essere riuscito, appoggiando il Governatore della Banca Centrale Rumena, ad evitare perdite dolorose al sistema bancario, ha anche potuto arginare un problema sociale che, se avesse optato per il licenziamento delle masse statali inutili, avrebbe sicuramente creato.
Non ci sono tante cose da dire a parte il fatto che, così operando, è riuscito a portare la Romania, fatto più unico che raro, a prevedere per il 2012 un prodotto interno lordo positivo rispetto all’anno precedente. Questo, oltre al fatto che si stanno attuando, anche se con molta fatica, lotte contro la corruzione, rende ancora più credibile il suo Paese, al punto di riuscire a muovere nuovi investimenti, anche se non colossali, dentro le mura di casa. Il problema dell’apparato statale corrotto ed inetto, che spesso è peggio dell’essere semplicemente corrotto, probabilmente vanifiherà una parte importante degli sforzi dell’attuale esecutivo, ma permetterà, sicuramente, di creare uno strato di consenso, necessario per poter attuare ulteriori riforme strutturali. Forse è una delle pochissime volte che, nonostante una quasi non sradicabile sensazione di nausea, dettata dalle movenze delle autorità locali, sento che ci potrebbe essere una via d’uscita onorevole anche per la Romania. Questa sensazione, se aggiunta alla consapevolezza che la maggior parte della popolazone rumena, anche se colpevolissima di qualunquismo congenito, è composta da brave persone, capaci e, soprattutto profondamente educate, mi porta a rivedere, anche se solo parzialmente, i miei nefasti intenti di fuga. Rimane la considerazione, amara per di più, che l’apatia politica del popolo tutto, sta rendendo la rinascita del Paese non solo lenta, ma anche a rischio di fallimento. Sarebbe molto semlice riappropriarsi dei propri diritti, considerazione che non può non crescere un senso di rabbia, malamente soffocato. Se solo qualcuno scuotesse la propria persona dal limbo limaccioso del “non mi interessa”, allora le cose potrebbero funzionare molto, ma molto meglio.
Gianluca Testa