24/06/2010
Tags: camorra, Italia, libertà, mafia, Roberto Saviano

Roberto Saviano (il Fatto quotidiano 24-6-2010)
Ho letto con scarso interesse le nefandezze apparse sia in rete che altrove circa Roberto. Posso solamente dire che in un mondo dove tutto è il contrario di tutto, dove non si trovano altri argomenti per rispondere alle accuse, se non urlare nuove accuse, non importa se assolutamente infondate, non possiamo più assolutamente nè indignarci nè stupirci. Oramai è lecito pensare che se c’è qualcuno che chiede conto e ragione di un nostro operato, io sono leggittimato ad accusare il mio interlocutore. Se trattasi di giudice, di essere comunista e politicizzato, se è un politico un fazioso alla ricerca solamente di un consenso che, tra le altre cose, non può avere perchè io me lo posso creare a mia misura quando voglio e così via. In questo nostro Paese, dove sulla testa dei nostri governanti cade la mannaia del sospetto, sembra fondato, che abbiano concordato con la criminalità organizzata lazzi ed intrallazzi, oltre che aver fondato fortune sui loro quattrini lordi sicuramente di sangue inoocente, anhe se non è la rivoluzione che si cerca, quali armi democratiche ci possono venire in aiuto per liberarci del fango che ci sta sommergendo e nemmeno tanto lentamente? Se la maggior parte della popolazione guarda al telegiornale come i greci guardavano all’orcolo, che possibilità abbiamo di salvarci?
Roberto, per quello che può contare aggiungi alla tua lista il mio nome per favore, si, alla tua lista di persone che ti sono vicino, che hanno comprato i tuoi libri, che ti ascoltano seguendoti su Current, senza essere minimamente sfiorati dal fatto che questo per te significhi un guadagno. Ma chi se ne frega se guadagni? Bene, bravo. Che siano un parziale compenso per la vita di cacca che stai facendo.
Per i tuoi delatori, almeno da parte mia, una solo veloce considerazione. Prendente in esame il fatto che a differenza di quello che va dichiarando il Presidente del Consiglio, è molto meglio che di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di criminalità organizzata se ne parli e se ne parli tanto. La gente deve sapere cosa li circonda. La gente deve sapere chi abita alla porta accanto. La gente deve avere la possibilità, conoscendo la realtà delle cose ed i legami tra le persone, di scegliere chi deve governare il nostro Paese.
Gianluca Testa
23/05/2010
Tags: 19 luglio, 23 maggio, bavaglio, berlusconi, camorra, capaci, d'amelio, democrazia, gf, grande fratello, isola dei famosi, Italia, mafia, morte, PDL, politica, Scajola regalo, scorta, strage, stragi
Diciotto anni. Come tante altre “cose” anche questa “cosa” è ancora impunita. No, non ci interessa chi abbia materialmente premuto il pulsante che diciotto anni fa dilaniò in un istante Francesca Morvillo, Giovanni Falcone, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, insieme con la speranza che moltissimi di noi cittadini del mondo avevamo nell’operato di quegli uomini. Quell’uomo lo abbiamo preso, spero che sia ancora in prigione. No, a noi interessa per chi quel pulsante fu premuto, chi era, erano i beneficiari di quel “servizio”. Pochi giorni fa qualcuno ha imbrattato “l’albero di Falcone”.
Un mentecatto che ci ha reso ancora una volta chiaro che la questione non è risolta. Non che fosse necessario indignarsi ancora una volta per sapere che quello che esiste oggi è il frutto di tutte quelle parole vuote che politici ed uomini dello “Stato” hanno e continuano a “blababre” nelle occasioni delle commemorazioni pubbliche. La connivenza che ha finanziato futuri politici, la collusione che ha condannato vecchi politici, ci ha regalato una nuova mafia, una nuova camorra, una nuova criminalità. Qualcosa che va oltre il colletto bianco. Questa volta il sistema è talmente potente che s’è fatto eleggere e per garantirsi il potere ed il consenso, che queste nuove dittature hanno il bisogno di continuare ad ottenere per rispettare l’immagine di facciata, hanno usato la formula di romana memoria del “dividi et Impera”. Tutti quelli che hanno “sposato la causa” ne ricevono un qualche tornaconto. Chi più chi meno, ma ce n’è per tutti. Così tra infermiere che si dissanguano per attirare l’attenzione sulla loro condizione, uomini che, nel totale silenzio e nella completa dignità, si chiudono nelle loro case faticosamente acquistate ma non ancora finite di pagare, nel tentativo di arrivare alla fine del mese, altri sciacalli, le case se le vedono regalare a loro insaputa, ristrutturano aree intere sperperando miliardi di quelle nuove Lire che servirebbero per aiutare la nostra Nazione a crescere. Miliardi che potrebbero servire per rivalutare il territorio dove le più disparate forme di malavita reclutano manovalanza, per spacciare, rubare, uccidere in una parola minare definitivamente lo sviluppo dell’area stessa.Miliardi che potrebbero aiutare uno sviluppo che non c’è, visto che quello apparente non è sostenibile dato che si basa sulla corruzione e, quindi sulla totale assenza di concorrenza.
Ventitre maggio, Francesca, Giovanni Magistrati. Ventitre maggio Vito, Rocco, Antonio Agenti di Pubblica sicurezza dilaniati per garantire a qualcuno la continuazione dell’attuazione del progetto. Pochi mesi dopo, in luglio il diciannove Paolo Borsellino Magistrato, Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina morirono dilaniati per poter scrivere un altro capitolo del progetto che oggi, forse, ci ha condotto dove siamo.
Mancano poche righe da scrivere, pochi versi per completare un capitolo importante.
Una di quelle la nuova legge per impedire che, un nostro diritto costituzionale, possa essere esercitato. Non contenti di aver obnubilato il pensiero del popolino con “grandi fratelli” ed “isole dei famosi”, adesso nessuno potrà parlare.
Noi qui ospiteremo sempre il libero pensiero, di chiunque esso sia.
Gianluca Testa