…sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva. …
Da questi versi Giuseppe Mazzini si ispirava per creare il nostro tricolore.
Le radici della nostra bandiera dalla mente che è considerato il padre della lingua italiana, Dante Alighieri. Il verso, il trentesimo del Purgatorio della Divina Commedia.
Il Nostro Inno, carico di significati e di rimandi storici che, senza nessuna esagerazione, definiscono la libertà schiava di Roma. Tutto, ma proprio tutto trasuda cultura, storia ed immani sacrifici, quasi sempre letali, dove uomini e donne, spessissimo giovanissimi, hanno lottato e vinto contro l’oppressore, chiunque esso sia stato, regalando a noi, fortunati eredi, una libertà che dobbiamo soltanto difendere ed alimentare, non conquistare. Non è difficile capire il perchè delle inaudite e nefande espressioni che tentano di infangare il nostro Risorgimento e la nostra Nazione. Uomini incolti hanno scelto i loro rappresentanti, altri incolti che approfittando di facili proclami ed elementari populismi, hanno offeso e stanno offendendo tutta la nostra storia e tutta la nostra dignità. Il “Va pensiero, sull’ali dorate” del Nabucco del grande Giuseppe Verdi, per quanto splendido, non ha niente a che vedere con la nostra Nazione. Solima non è Roma. Sarebbe come usare “Let ib be” (The Beatles) quale inno perchè è una bella canzone!
Non posso credere che la soluzione possa essere solamente violenta. Cerco di rifiutare l’idea che la soluzione a tutto questo intrigo di marce ideologie, le quali hanno il solo scopo di celare, anche maldestramente assecondate dall’arroganza del potente, i veri scopi di tutto questo.
L’Italia s’è desta?
Gianluca Testa