So what?!
Dipende, dipende.
Se quello che stiamo assistendo, commentando e discutendo e´un fatto isolato, fine a se stesso, senza dubbio “so what?!” [ed allora?!] e´ la migliore espressione per rendere, all´evento, il peso, nullo, che merita. Ma se si tratta di un evento che rimane e permane talmente diffuso e costante da creare uno stile di vita, un´usanza che, tra le altre cose, disturba il nostro vivere sociale, come puo´ essere il fatto che pochi o molto pochi paghino le tasse, allora “so what?!” diventa un vile atto di complicita´.
Si complicita´, dato che la nostra vita nella societa´ prevede anche una sorta di autocontrollo e di mantenimento della legalita´. Non e´ vero che le azioni di verifica e di controllo siano demandate alle sole forze dell´ordine. E´ vero che ad esse e´ demandato il potere coercitivo di far rispettare la legge, ma e´ altrettanto vero che l´opinione pubblica e´ il motore della maggior parte delle decisioni politiche di tutti i tempi. Cosi´ come, nel medio evo, la caccia alle streghe, esagerazione malefica e manipolata dell´opinione pibblica, determinava l´allora potere costituito, al governo dell´ordine, cosi´ oggi, la richiesta di un semplice scontrino fiscale, da parte di tutti, renderebbe piu´ difficile da parte delle autorita´ colluse, continuare a chiudere gli occhi.
…so what?!
Gianluca Testa