Spazio Italia - Radio Timisoara

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05/10/2016

Retezat 26

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La direttrice del Registro del Commercio, nemmeno a farlo apposta, era una conoscente di Liana. Ci fece accomodare nel suo ufficio, una stanza con almeno altre tre persone e completamente stipata di faldoni di tutte le dimensioni riposti, alla meno peggio, un po’ dovunque. Non mi sarei mai sognato, in Italia, di andare a prendere un caffè con il direttore della Camera di Commercio, per richiedere un certificato qualunque, ma in Romania questa abitudine sembrava essere il modus operandi di tutti coloro i quali dovevano o potevano dimostrare di contare qualcosa. Saltare le code, gli sportelli per ottenere i documenti di cui avevi bisogno, in barba a tutte le regole, non solo del buon senso, ma anche di molte leggi, era una pratica molto diffusa ed aveva radici profondamente radicate nel vecchio ed, ufficialmente, estinto sistema.
La direttrice, Andreea, non parlava una sola parola di inglese, conosceva il russo, ma per me era comunque un ostacolo insormontabile. Liana, ne sono certo, ne era contenta, questo rafforzava la sua necessità di essermi accanto dal momento che avevo rinunciato, almeno per quei giorni, alle svogliate traduzioni di Laura.
In men che non si dica ottenni la registrazione della documentazione dell’avvenuto cambio della proprietà della mia società. Avrei proposto ad Emil ed a Calin di diventare soci per almeno il dieci percento delle quote, ero sicuro che avrebbero accettato, non volevo perdere la loro preziosa collaborazione. Ma per il momento avevo bisogno dei documenti per poter perfezionare il contratto di affitto del capannone di Bozna e, di conseguenza, tutti gli altri contratti che sarebbero stai necessari per avviare le attività, energia elettrica in primo luogo.
“Liana, ti prego di dire ad Andreea, alla direttrice del registro del commercio, che desidero invitarla a cena una delle prossime sere, è stata troppo gentile e voglio sdebitarmi.” Liana, nella sua sublime malizia ribatté prontamente “Lo avevo visto che ti piace. Hai ragione è proprio una bella donna “.
Tra le altre cose che avrebbe potuto pensare, era andata a pescare la ragione sessuale. Aveva ragione, la quasi totalità degli italiani che aveva conosciuto aveva, come primaria esigenza, trovare una donna da frequentare per tutta la permanenza in Romania. Perché io avrei dovuto essere diverso? Nelle pieghe della mia mente, sono convinto che Andreea, non mi era risultata indifferente, anzi. Era mora, aveva gli occhi verdi, un fisico asciutto ed un sorriso accattivante oltre ad un seno, che tra camice e giacche, lasciava intuire delle generose dimensioni. Ma l’avevo conosciuta solo quel giorno, non sapevo nulla di lei. Poteva essere impegnata, sposata con dei figli, una madre e sposa convinta, che diritto avevo di avanzare delle avance solo perché mi piaceva. C’era un tessuto di educazione alle spalle che mi impediva, oltre alle mie convinzioni in materia di straniero all’estero, di comportarmi come un celebroleso in perenne ricerca di avventure da aggiungere al mio, tra l’altro, già ricco carniere. Mi avevano sempre infastidito, oltre che fatto sorridere, quegli stranieri che trovandosi in un altro Stato, convinti che non li conosca nessuno, si davano alla pazza gioia, dando il peggior spettacolo di sé. Loro partivano dalla convinzione che essendo sconosciuti, anonimi, si potevano permettere la qualunque. In realtà, sappiamo benissimo, la realtà è completamente diversa. Essendo stranieri tutti sanno chi sei e, nella maggioranza dei casi, sei talmente esposto a meschini tentativi di estorsione, di qualunque tipo, che se solo te ne rendessi conto, ti rinchiuderesti in un monastero di soli frati sulle sommità di qualche monte sperduto.
Andreea non impiegò che qualche secondo ad accettare la mia offerta e, confermando quello che aveva detto Liana, nel salutarmi, indugiò qualche secondo nel tenermi la mano. Segnali deboli che avevo già imparato a riconoscere benissimo e che mi avevano regalato moltissimi piacevoli momenti, ma anche delle grandissime delusioni ed alcuni importanti problemi. Uno tra tutti Enrica, dalla quale ero riuscito , soltanto da poco tempo, a liberarmi.
Qualunque cosa pensasse Andreea e Liana, io ero contento. Avevo i mei documenti e mentre stavo formulando il pensiero che era il caso di riposarsi per essere riuscito a raggiungere il risultato, Liana mi riportò subito con i piedi per terra ricordandomi che tutto il lavoro svolto sino a quel momento non valeva nulla se non ottenevamo il certificato di investitore. Senza quel documento non avrei potuto godere delle agevolazioni fiscali che la legge mi dava la possibilità di avere. Come se non bastasse aggiunse “ma per ottenere il certificato dobbiamo andare a Bucarest.” Da buon Stato ex comunista, tutto, ma proprio tutto, era ancora centralizzato nella capitale. Liana doveva aver percepito la mia frustrazione incalzante “ma non è un problema, non ti preoccupare, ho una cara amica a Bucarest che ci aiuterà senza problemi.” “Liana, ma in questo Paese se volessi percorrere le strade istituzionali, fare le code, andare agli sportelli…” non mi fece terminare nemmeno la frase e sentenziò “invecchieresti facendo le code e non otterresti nulla.” La cosa triste era che, almeno per quanto riguardava quel periodo, era tutto vero. Senza conoscenze non avrei potuto fare nulla o praticamente nulla. Mi sentivo molto di più che frustato. Sapere che le regole costituite erano solo una forma virtuale di procedura che, se fosse stata seguita, non avrebbe portato a conseguire nessun risultato, era fonte di una rabbia senza precedenti oltre che di una non poco velata paura.
Paura di trovarsi, in un momento qualunque, in balia della volontà di chissà chi, senza la possibilità di appello, in balia di richieste di qualunque tipo che, in moltissimi casi, avrebbero rasentato il ricatto, una fonte inesauribile di situazioni che avrebbero inficiato, sino ad uccidere, qualunque iniziativa economica che fosse basata su principi di libera concorrenza. In poche parole, corruzione. Fu quello il momento in cui decisi che, a qualunque costo, non avrei seguito la strada della “scorciatoia” che, inesorabilmente, mi avrebbe sempre messo in condizione di sentirmi sotto scacco. Avrei potuto risolvere dei problemi, sia falsi che veri che fossero, ma non avrei mai avuto la certezza che, un giorno al cospetto di un nuovo controllore, mi sarei trovato a dover giustificare l’ingiustificabile, con tutte le problematiche del caso, mettendo a repentaglio tutti gli sforzi spesi sino a quel momento.
Avevo iniziato a fidarmi di Liana. Tutto quello che mi aveva promesso lo aveva mantenuto e, cosa non trascurabile, a parte l’episodio della banca, nei tempi programmati. Non conoscevo l’amica di Bucarest di Liana ma probabilmente non avrebbe riservato delle sorprese, ne ero certo. “Liana, ma dopo questo certificato di investitore non è che appare un’altra stupidaggine che mi fa perdere altro tempo?” Non sembrava ci fosse più nulla di nascosto e, a dire il vero quello che si era dimenticato di questo certificato ero stato io a dimenticarmi. Non era stata Liana a nascondere nulla.
Continua…

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