Spazio Italia - Radio Timisoara

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18/08/2016

Retezat 2

retezat3Ancora pochi metri. La Romania, la dogana di Petea, dopo aver attraversato la terra di nessuno tra Ungheria e Romania, era li.
Solo una macchina in attesa di poter varcare la soglia della Nazione rumena.
Tubi al neon praticamente al termine ultimo della loro vita, continuavano ad abbagliare ad intermittenza un paesaggio a dir poco spettrale.
Le garrite dei militari, della polizia di frontiera e dei doganieri sembravano provenire da ere precedenti alla preistoria, tanto erano malandate e sporche.
I vetri delle poche e piccole finestre erano quasi tutti rotti e trattenuti sa nastro da pacchi marrone, con lunghi pezzi penzolanti in attesa da liberare il peso da sostenere.
Quella ungherese, appena attraversata, pur non eccellendo in qualita’ e pulizia, non aveva nulla a che vedere con lo scempio di Petea.
Non un militare, poliziotto o doganiere in vista.
Solo una macchina, un mercedes 200 con targa italiana, con il motore spento ed i due passeggeri, fuori che fumavano una sigaretta e mi sorridevano.
Non avevo nessuna idea di cosa dovessi fare, se non accodarmi alla macchina parcheggiata affianco alla prima garritta, quella della polizia di frontiera, spegnere il motore, scendere dalla macchina, accendere il mio mezzo toscano, che, oramai, avevo quasi completamente mangiato a forza di tenerlo tra le labbra spento e cercare di prendere qualche informazione dai miei connazionali, anch’essi in attesa.
Quando l’ambiente e le circostanze accomunano i presenti, i convenevoli sono praticamente aboliti e, spesso, anche la forma.
Il tu e’ d’obbligo, almeno per quelli che si ritengono veterani ed, in qualche occasione, lo sono veramente.
Poche battute, essenziali. Nessun prologo, qualche informazione.
“Sono in pausa per il cambio turno”.
Quindi tutto in regola, almeno cosi’ pensavo.
“Dovrebbe durare una mezz’ora, ma con questi non si sa mai.”
Non avevo chiesto nulla, ma, probabilmente, il mio sguardo aveva parlato per me.
Erano due veneti, della provincia di Padova. Tutti e due nel ramo delle calzature. Avevano, gia’ dal 1990 un laboratorio dalle parti di Satu Mare con 400 dipendenti.
Abituato al tram tram italiano, sentire che avevo difronte due imprenditori che davano lavoro ad oltre 400 persone, mi mise in una sorta di soggezione reverenziale. Non certo per il loro parlare, che tutto pareva tranne che colto, ma per il fatto che la mia formazione professionale, quella bancaria, mi aveva portato a considrare con grande rispetto gli sforzi e l’ingegno degli imprenditori, spesso, capaci, di creare dal nulla imprese memorabili. Avaevo imparato moltissimo, durante il mio predenete lavoro, sul modo di gestire un’azienda. Su come impostare il lavoro amministrativo e finanziario. Conoscevo i meccanismi del mondo bancario per accedere a linee di credito e quant’altro. Ma non avevo nessuna idea, non avevo la piu’ pallida idea di cosa dovessi intraprendere per avviare un’attivita’ in Romania. Ad essere sinceri, nel 1993 erano veramente pochi coloro i quali potevano vantare di conoscere i meandri di una legislazione sdrucciolevole, in continuo cambiamento, dove il vecchio spesso cozzava con il nuovo. Dove interessi famelici crescenti, rendevano veramente difficoltoso destreggiarsi nel gia’ intricato ginepraio legislativo post comunista. Inoltre, soprattutto per la compagine italiana, la regola di base era “l’ha detto Toni” dove Toni era eretto a “sapiente” poiche’ era riuscito in una qualche impresa e, a posteriori abbellendone il racconto, se ne vantava al bar del paese in Italia, durante le sue giornate di rientro dal campo.
Pochi, pochissimi avevano preso in mano una Gazzetta Ufficiale per studiarne il contenuto. Quasi nessuno aveva una pallida idea di dove reperire le informazioni. La figura del ragioniere o commercialista per i piu’ evoluti, in Romania, e’ da poco tempo, appannaggio in Romania, figuriamoci allora. Il contabile, se lo sapeva, sapeva quali conti contabili imputare perche’ il bilancio venisse stilato secondo i dettami fiscali in vigore, ma non era assolutamnete in grado di consigliare nello stile “commercialistico” italiano.
Questo stava dando adito al proliferarsi di una pletora di pseudo consulenti, moltissimi dei quali senza nessuna preparazione di base, che, avendo la possibilita’ di collaborare con qualche contabile locale, traducevano in un idioma piu’ comprensibile al loro cliente, spesso ignorante in materia, il da farsi.
Consulenti che offrivano servizi a tutto tondo, almeno nelle grosse citta’ a cominciare da bucarest. Dalla costituzione della societa’ alle pratiche necessaria per aprire un contoin banca fino al reerimento dello spazio o terreno che sia, dove iniziare l’attivita’ imprenditoriale.
Una manna per questi consulenti, al tempo pochi e molto percolosi.
Si, Pericolosi per la loro impreparazione e soprattutto perche’ forti della migliore arma che potessero usare. La corruzzione come ultima, ma spesso , unica ratio per arrivare ad ottenere dei benefici che, di fatto, erano prescritti dalle norme in vigore.
E piu’ infognavano il cliente nei vicoli oscuri del “non c’e’ problema” , piu’ mettevano a repentaglio il nascente affare.
“non fermarti vicino al confine, siamo gia’ in troppi. E’ meglio che ti inoltri verso, Zalau, Cluj-Napoca. troverai molti paesi che possono fare al tuo caso.”
Un consiglio che suonava piu’ come una sorta di monito. In ogni modo ero dall’inizio restio a fermarmi troppo vicino al confine. Benche’ avessi parecchi vantaggi logistici, avevo l’impressione che una zona “vergine” sarebbe stata molto piu’ interessante per i miei scopi.
Gia’, ma quali erano i mei scopi veramente? Avovo lasciato un’attivita’ che, sicuramente non mi piaceva piu’ ma che mi dava la possibilita’ di avere un tenore di vita superiore alla media. Un contatto con un’azienda, praticamente, sull’orlo del baratro, capitanata da un semi analfabeta capace di cabalre qualsiasi quadro elettrico ma allo scuro delle piu’ elementari regole grammaticali e, forse, potenzialmente un piccolo truffatore. E mi trovavo ad oltre mille chilometri da casa mia, nel piano di una fredda serata d’autunno, in attesa che dei rappresentanti di uno Stato in fase di ricostruzione, terminassero una non bene precisata pausa per il cambio guardia e che mi dassero il via libera perpoter iniziare la mia avventura.
Si, mi sarei inoltrato oltre Satu Mare. Avrei percorso la statale ed avrei iniziato a cercare qualcosa iniziando da Zalau.
Continua…

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