Spazio Italia - Radio Timisoara

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26/08/2016

Retezat 10

retezat3A parole tutto sembra facile. Quattro pareti, qualche attrezzature, delle persone da assumere ed il gioco è fatto. La verità, lo sappiamo, almeno per colro i quali si sono cimentati in qualche attività industriale, di qualunque natura essa sia, è completamente diversa.
Io avevo un’esperienza indiretta, alcuni libri , anche se molto interessanti, letti al mio attivo e le esperienze dei miei ex clienti della banca. Sapevo solo che avrei dovuto impegnarmi con il cuore, qualunque attività avrei deciso di intraprendere, il cuore e l’anima. Oltre , ovviamente, ai miei capitali. Una cosa per me era chiara, avrei dovuto dedicarmi giorno e notte nel, prima, pianificare tutta l’attivita, poi iniziare ad attuare il piano, iniziare a gestire il quotidiano con un occhio alle nuove opportunità ed infine analizzare i risultati cercando di correggere le, inevitabili, imperfezioni ed inefficienze per ottenere migliori risultati e garantire il futuro della mia impresa.
Laura era seduta nella stanza dove avevo conosciuto Walter e Rodica. Era una una donna sui venticinque anni. Castano chiara con gli occhi nocciola scuro. Non molto alta con spalle incassate, tipiche di quelle donne che, chissà per qual motivo, tentavano di nascondere il proprio seno. Vestiva dei pantaloni a zampa di elefante di un marrone chiaro a righe ed una camicetta bianca con dei merletti sul colletto. Per concludere delle scarpe di cui non ricordo ne forma né colore, ma con un tacco senza gommino che ad ogni passo produceva un rumore metallico fastidiosissimo. Nell’insieme un abbigliamento molto modesto ed inoltre, emanava una sorta di odore molto strano, aveva un non so chè di muffa.
“Piacere Laura.” Mi guardava con fare, apparentemente, disinteressato. Era chiaro che era interessata ad avviare una collaborazione con me, ma , era altrettanto chiaro che non voleva che pensassi che ne aveva bisogno. Avevo chiesto a Wlater quale poteva essere il valore di una collaborazione di una persona che mi avrebbe aiutato a capire di più del posto e che, nella migliore delle ipotesi, mi avrebbe anche aiutato nell’iniziare la mia avventura vera e propria. Come quasi tutte le persone in Romania, soprattutto i giovani, parlava fluentemente italiano, inglese e capiva il tedesco oltre che l’ungherese. Laureata in economia e commercio, aveva un figlio di cinque anni, Paul, avuto da un uomo che, senza voler essere malvagio, rasentava la comleta inutilità. Quando avrei conosciuto Calin, il marito di Laura, avrei immediatamente compreso quanto e quale doveva essere il desiderio di quella donna di crearsi una nuova vita riscattandosi, sempre che fosse stato possibile, dall’errore che, palesemente, avevano, tutti e due, commesso in gioventù.
“GianMaria ha bisogno di una persona che lo assista soprattutto per capire alcuni risvolti della legge sulle società, sulle operazioni doganali e quant’altro c’è da onoscere per avviare un’attività produttiva in Romania.” Le spiegò Walter. L’atteggiamento di Laura iniziava ad essere quasi indisponente. Rispondeva con pochissimi monosillabi atoni e, cosa forse maggiormente indisponente, non volgeva mai il suo sguardo dritto negli occhi dell’interlocutore. Se non fosse stato er Walter, il quale, tra le altre cose mi mise n quardia circa l’animo piuttosto levantido di Laura, non avrei mai scelto una collaboratrice come lei. Certo aveva sicuramente delle qualità, così come ebbi modo di scoprire in seguito e, tutto sommato, tranne un episodio che, tutt’oggi, mi è completamente oscuro, si rilevò essere una buona collaboratrice, fatta debita eccezione per alcuni episodi che mi crearono, qualche tempo dopo, non pochi fastidi.
Così come compresi più avanti, la maggior parte degli stranieri, non solo italiani quindi, che avevano avviato delle attività in Romania, si accompagnavano con le proprie interpreti anche in avventure sentimentali che, moltissime volte, sancivano la fine, spesso drammatica, delle attività intraprese. Era prassi che da interpreti, sarebbero passate a direttrici economiche se non addirittura amministratrici a socie. Moltissime, non tutte , devo essere sincero, si sarebbero approfittate di quei ruoli per dilapidare le società, utilizzando mezzi e mezzucci più disparati. Direttamente, impegnando il compagno italiano e socio, in avventure erotico sentimentali sempre più coinvolgenti al fine di indurli a considerare le loro necessità quali attività primarie addirittura al bene della società che gestivano insieme, alle manovre, più subdole, che in combutta con qualche finanziere , doganiere od ufficiale di stato che fosse, imponevano il “pizzo” per valicare gli intrighi burocratici che, loro stesse, avevano creato, spesso, volutamente.
Laura poteva essere quel tipo di persona, anzi ne ero certo, ma io non ero attratto da nessuna delle possibili attività che esulavano dal mio disegno imprenditoriale. Intendiamoci, non ero “strano”. Le donne mi piacevano eccome e, per quel pochissimo che ero riuscito a vedere fino a quel momento, di donne piacemti, belle ed addirittura stupende, ce ne erano tantissime in Romania. Avevo notato la donna che mi aveva apposto il visto in dogana qualche sera prima. La donna che mi aveva trovato il numero di telefono dell’azienda di Walter, un paio di cameriere dell’albergo dove avevo preso alloggio. Tutte erano molto belle e, come se non bastasse, tutte, ma prorprio tutte, avevano un fare decisamente sensuale, oltre le migliori aspettative e mie memorie.
Non ero sentimentalmente impegnato. Ero uscito, un paio di anni addietro, da un matrimonio fallimentare, durato poco meno di un anno. Esperienza che mi aveva segnato molto profondamente che, a mò di reazione, mi aveva spinto a vivere un periodo, che durava fino al momento in cui avevo deciso di partire, costellato di piccole conquiste, sempre motivate da ragioni spinte dal desiderio di conoscere che di possedere. Non volevo e non cercavo trofei. Forse intimamente, cercavo qualcuna con cui fermare il mio cercare. Ma non lo avrei ammesso a nessuno, nemmeno a me stesso. L’unica cosa che avevo giurato era che non avrei mai, e poi mai, ripetuto l’errore di sposarmi, di crede che qualcuna avrebbe veramente speso la sua esistenza, in maniera cristallina e limpida, con me. Dato il mio lavoro, quello che mi accingevo a lasciare, avevo una vita agiata. Una casa, a Padova, di proprietà, nella quale vivevo da solo, dato che mio padre viveva e lavorava in Friuli e che mio fratello, ormai da diversi anni, viveva e lavorava, come medico, a Chicago. Non ero a caccia di avventure, ero, semplicemente, a caccia di informazioni, almeno in quella fase, per avviare il mio progetto. Laura e nessuna altra donna rumena, avrebbero avuto la benchè minima possibilità di distrarre la mia azione.
“Duecento cinquanta mila lire al mese, tanto per cominciare, va bene?” Walter mi aveva consigliato duecento, dicendomi che già quella cifra sarebbe stata molto apprezzata, ma ritenevo che non avrei sbagliato a stimare, in fiducia, un pelo in più, le prestazioni che Laura si accingeva a prestarmi. In ogni caso avrei sembre potuto chiudere il contratto di lavoro quando avrei preferito se, come non credevo, non fosse stata all’altezza di quanto le avrei chiesto.
Continua…

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