Prospettiva
Ed altrettanto onestamente, confesso, tanto per non cadere in banalità da cartoline Mondadori, che non lo so.
Ho pensato di optare per un augurio legato alla fine della crisi, ma ho paura che sarebbe un solo desiderata senza nessuna speranza di essere esaudito.
Avevo pensato che un richiamo alla salute potesse essere, oltre che generico e, quindi abbracciare tutti quanti, un gradito augurio, cosa che sicuramente è, ma volevo offrire un qualcosa di un po’ più profondo, pur confermando l’augurio di buona salute a tutti quanti.
Ne rimarrebbero molti, di pensieri che potrebbero essere deputati e candidati a diventare l’augurio per ultimo giorno dell’anno del duemila undici, ma, in cuor mio, non mi sento altro augurio che quello che tutti, o molti di più di oggi, si accorgano che hanno bisogno di cambiare.
Si, il mio augurio per il prossimo, incipiente anno nuovo, è quello di cambiare.
Cambiare un po’ tutto, dal modo di pensare, al modo di vivere con gli altri, dal modo di percepire la “res publica” e quella privata, al modo in cui pensiamo alla nostra vita ed alla sostenibilità delle nostre azioni e dei nostri desideri. Cambiamo, trasformiamo il nostro modo d’essere per poter entrare in un nuovo modo di vivere le nostre e le vite degli altri che, vuoi o non voui, ci respirano attorno.
Cambiamo le nostre parole, cambiamo le nostre abitudini e rendiamoci liberi dalla schiavitù degli schemi che abbiamo adottato fino ad oggi.
Cambiamo senza la necessità di creare delle rivoluzioni, ma diamo sfogo ai nostri piccoli, reconditi pensieri.
Ricordiamoci di Rilke e riconosciamo che aveva ragione quando diceva che “le paure sono i mostri che tengono a bada i nostri più profondi tesori”. Aborriamo i nostri mostri e liberiamo le nostre emozioni, i nostri profondi tesori.
Il mio augurio per il duemila dodici e per gli anni a venire, è quello che capiate, comprendiate la caducità delle umane cose e liberiate i vostri desideri nel rispetto delle attività sostenibili, siano esse votate alla nostra natura, al nostro mondo, siano esse deputate ai nostri simili.
Buoni anni a venire quindi, buon duemila dodici consapevoli che sarà complicato, difficile, in alcune occasioni persino penoso, ma possiamo farcela e possiamo farcela molto bene se cambiamo la nostra prospettiva.
Gianluca Testa
“capiate, comprendiate la caducità delle umane cose e liberiate i vostri desideri nel rispetto delle attività sostenibili, siano esse votate alla nostra natura, al nostro mondo, siano esse deputate ai nostri simili.” ben detto. mi aggrego anch’io allo stesso augurio.
Comment by monica — 20/02/2012 @ 10:15 PM