Principi.
Vorrei essere assolutamente frainteso, il mio discorso nasce esclusivamente dalla convinzione che le regole devono essere rispettate e, nel caso non sia possibile oppure siano diventate inapplicabili per motivi culturali, ambientali o quant’altro, debbano essere cambiate ma utilizzando solamente le regole che disciplinano i cambiamenti e le modifiche delle stesse.
E’ chiaro che mi riferisco ad una struttura assolutamente democratica, dove regole e leggi sono il frutto di una legge madre la quale, a sua volta è stata concepita e votata da un Parlamento ed un Senato, nel caso di una democrazia bicamerale, liberamente eletto da un popolo che ha partecipato a libere e demoratiche elezioni.
Quello che accade oggi in Romania è esattamente quanto possa, di fatto, essere considerato un modo non corretto di perseguire uno scopo, giusto od ingiusto che sia. Dimostrazione di questo, è una notizia di poche ore orsono, il plagio del Primo Ministro della tesi del suo Dottorato, non è più un plagio. La commissione, per l’occasione avocata sotto l’egidia del Ministero della “cultura”, cioè alle strette direttive del Governo, ha dichiarato e sentenziato, nonostante alcuni licenziamenti di sommi Docenti e Cattedratici, che di tutto si tratta, ma non di plagio. Bene, questo è il frutto di un’attività svolta in subordine, dove i rimanenti membri della Commissione, non possono mordere la mano del loro datore di lavoro e, di fatto, non solo non la mordono, ma la baciano con riverenza.
Intendiamoci, quello che sto discutendo non è rivolto alle persone, non è rivolto ai partiti ed ai movmenti politici, bensì è assolutamente rivolto ai concetti intrinsechi della Democrazia e della libertà di opinione. La tanto auspicata separazione di poteri, fondamentale cardine di uno Stato Democratico, garantisce l’assoluta indipendenza degli organi giudicanti, al fine che, il rispetto della legge, ma sopra ogni cosa, della verità , sia rispettato. Aver subordinato una commissione d’inchiesta, che dovrebbe garantire e proteggere coloro i quali hanno sudato anni di fatiche per arrivare a potersi fregiare del titolo di Dottore, alla volontà di colui il quale è accusato di plagio, affinchè si parli di tutto, o quasi, meno che di plagio, equivale ed è sulla stessa linea di condotta, all’aver ridotto i poteri di controllo della Corte Costituzionale sul Parlamento e Senato.
Principi costituzionali e democratici gettati, senza tanta preoccupazione delle conseguenze economiche e politiche, nel frullatore degli interessi personali, stanno, velocissimamente, facendo arretrare un Paese intero, verso un punto di partenza, lasciando l’acro sapore della consapevolezza che pochi desiderano, di fatto, un Paese dove le regole siano rispettate da tutti in modo uguale.
Amaro ed acro sapore di un dejavù di non lontana memoria.
Certo sotto un’altra forma, più meschina se vogliamo, più elaborata, ma sempre già vissuta. Del resto, sono già vissute le menzogne o le mezze verità che hanno sempre accompagnato gesti che hanno, poi, condizionato milioni di uomini a vite assurde, ingrigliate in percorsi che tutto avevano tranne che il rispetto della vita e del pensiero dell’uomo stesso.
Il potere ha sempre giustificato le proprie gesta, sempre. Anche quando ha sterminato milioni di Ebrei.
Gianluca Testa