New Hope.
Era la fine del 1993, Ottobre inoltrato. Quello che sembrava un semplice viaggio, vissuto, alla vigilia, quale una simpatica ed intrigante diversione dal quotidiano italiano, sarebbe diventata una vita completamente nuova. Un’esistenza ed un futuro diverso non solo per me, ma anche per decine di migliaia di persone.
Da allora sono trascorsi quasi vent’anni. Un po’ di meno di quanti ne sono trascorsi dalla caduta del muro di Berlino e da tutti gli altri eventi che hanno cambiato il mondo. D’altronde, eventi del genere, non possono e non potrebero altrimenti, non cambiare la vita di milioni di persone, direttamente ed indiretamente implicate negli avvenimenti stessi.
Tempo durante il quale sono accadute molte cose importanti, meno importanti e cose che sarebbe stato molto meglio che non accadessero mai.
Ad ogni modo, causa le differenze, ormai lo so, incolmabili, di mentalità e di educazione, sono arrivato al limite massimo di sopportazione.
Il colpo di reni l’ho dato con la ristrutturazione del Palazzo Bruck, la casa dove vivo.
DOpo quasi quattro anni di incredibili vicessitudini, legate all’indolenza, incuria, vigliaccheria ed incapacità di proprietari, amministratori e “professionisti”, fatte le debite eccezioni per pochissime persone e dopo aver speso un pozzzo di denaro, guadagnato faticosamente, la soddisfazione di essere, praticamente, una mosca bianca, non ha reso altro che la convinzione, tra le altre cose, già abbondantemente radicata, che nn c’è nulla da fare. Non sarò certo io che riuscirò a cambiare la mentalità di questo popolo che, con la scusa dei 50 anni di comunismo, si bea tra insostenibili ed incomprensibili differenze tra il pensiero parlato, espresso e le azioni reali.
Sembra che non esista un minimo di orgoglio, di amor proprio.
Sarebbe molto meglio demolire tutto il centro storico e dare il libero sfogo all’ingordigia di speculanti e concussi oltre che concussori, invece di vedere, un’eredità incredibilmente ricca di cultura e di sentimento, degradarsi nell’indifferenza di milioni di “europei rumeni”.
E’ per tutto questo e milioni di altri motivi che sarei arrivato al “give Up” tanto temuto. Un “give Up” che quasi vent’anni fa, ha generato una nuova rinascita ed un nuovo futuro, per me e per un sacco di altre persone. Forse anche questo, potrebbe essere, il preludio ad una nuova eccitante avventura. chissà!
Un solo pensiero, rivolto a quelle poche persone, giovani e non , che hanno gli occhi per vedere lo scempio ed il degrado, non solo architettonico , di queste città rumene, fate voi qualcosa, implicatevi, urlate in faccia alle vostre autorità il vostro disappunto, fatevi sentire, radunatevi in movimenti politici capaci di ottenere il consenso da quelle altre persone che, in fondo, forse, vorrebbero vivere in una Nazione più civile.
Gianluca Testa