Spazio Italia - Radio Timisoara

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03/08/2010

…me li presti?!

FMI

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Funzionari del Fondo Monetario Internazionale sono in visita in Romania. Noi, che in Romania ci viviamo da tanto tempo, sappiamo bene che tipo di accoglienza ricevono le persone che hanno un potenziale economico interessante. A maggior ragione, questi Signori europei, saranno trattati con i guanti bianchi.
Ma la Romania ha bisogno di un altro prestito? E come farà a ripagare quelli già incassati ed utilizzati per il pagamento delle pensioni e dei salari degli statali? Adesso, per ricordare a molti di voi quali sono i criteri per ottenere un prestito in una qualsiasi banca del mondo, più che mai in Romania, basti pensare al fatto che la prima cosa che viene richiesta è una garanzia reale per proteggere il finanziamento dalla possibilità che il debitore non possa restituire il capitale e gli interessi. Oltre a questa, l’analisi bancaria, si prolunga molto sulla possibilità da parte del debitore di generare il reddito sufficiente per il normale rimborso di prestito ed interessi. Bene, ma se questa è la prassi per ottenere un prestito dal parte di un nomale cittadino o di una normale società commerciale, quale tipo di garanzie e, soprattutto, quale tipo di calcolo faranno i funzionari della Comunità Europea e del Fondo Monetario Internazionale per accordare questa sorta di prestiti, di solito non si parla di somme inferiori al miliardo di euro, ad uno Stato quale la Romania?
Francemente ho perso il conto della somma totale raggiunta fino ad oggi, dai prestiti ricevuti, ma sono sicuro che si tratti di un importo decisamente considerevole.
La domanda sorge spontanea. Che tipo di garanzie può ed ha dovuto prestare la Romania alla luce del fatto che la promessa di non utilizzare i soldi ricevuti prestito per pagare pensioni e stipendi degli statali è andata puntualmente diattesa? Ridurre di un quarto gli stipendi non ha significato diminuire di un quarto il numero degli statali, anche perchè il “rumore” da essi generato è sempre lo stesso, se non maggiore. Inoltre l’accresciuto malcontento e l’obbiettiva riduzione del loro potere d’acquisto ha sicuramente aumentato la loro necessità di racimolare “qualcosina” extra. Ma la domanda tra le domande è un’altra. Come sarà possibile cambiare tutto questo veramente, radicalmente e definitivamente? Sarà poi possibile?
Gianluca Testa

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