La legge è un’opinione per tutti.
Poche ore or sono Napolitano ha firmato qualcosa che segna, di fatto, la fine di qual poco di democrazia che ci era rimasta.
Il “decreto interpretativo”, che nella realtà è un decreto legge bello e buono, dato che introduce delle regole relative alla presentazione delle liste dopo ventiquattro ore dalla pubblicazione del decreto, distrugge in un solo colpo e con quattro articoli, le fondamenta della Democrazia.
Checchè ne dica qualcuno, la Democrazia si basa solamente su regole sancite da un Parlamento eletto da un Popolo sovrano nel corso di libere elezioni, regolate a sua volta da principi della Legge delle Leggi, la Costituzione, che abbiano come carattere non trascurabile, l’applicabilità a prescindere da credo, sesso, religione, razza, stato sociale.
Il fatto che per un panino qualcuno non abbia presentato le liste in tempo è del tutto irrilevante difronte ad uno degli articoli del Decreto “intepretativo” che annulla alcuni requisiti formali, necessari a garantire che le firme apposte dai cittadini sulle liste, siano vermente di quei cittadini.
Lo stile è sempre lo stesso, creare da un potenziale disastro, un’immensa opportunità.
Per coloro che urlano il diritto di poter votare quelli che avrebbero potuto non apparire nelle liste dei candidati, causa panino, diciamo che in condizioni analoghe, ma meno clamorose, fu il PDL a ricorrere contro la presentazione tardiva ed ottendere la non presentazione delle liste ritardatarie o non formalmente valide. Come la mettiamo con il diritto di quelli che avrebbero voluto votare i candidati delle liste non presentate a causa di altri panini?
Le regole sono e devono essere alla base della democrazia. Senza le leggi, norme e quant’altro ad esse riconducibili, non possiamo più chiamare quello Stato democratico.
In Italia la legge è un’opinione per tutti? No, è peggio, è un’opinione solo per alcuni.
Gianluca Testa