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03/04/2020

Italiani di serie “C”

bandiera-italiana-astaNoi siamo un esercito di oltre cinque milioni di italiani che, con la loro inventiva, con il loro lavoro e, soprattutto il loro coraggio, hanno salvato decine se non centinaia di migliaia di aziende italiane.

Nell’occhio del ciclone dell’inizio della globalizzazione, moltissime aziende si sono, d’un tratto, trovate sull’orlo del fallimento. Prezzi impossibili con cui competere, a volte più bassi dello stesso costo di produzione, hanno messo in ginocchio aziende che avevano, ingenuamente creduto di avere una posizione dominante inattaccabile. Ma il mostro della globalizzazione ha scoperto i nervi e i dolori sono diventati insopportabili, spesso a tal punto da dover costringere le aziende a chiudere definitivamente.

Molte hanno iniziato a capire che la strada era cercare altrove. Mettersi alla ricerca di posti dove poter produrre e mantenere in vita il proprio patrimonio tecnologico e intellettuale ma mancavano completamente le competenze e le conoscenze di dove, come e soprattutto chi avrebbe potuto guidare una sì complessa e mai tentata operazione di delocalizzazione.

Alcuni, sbagliando clamorosamente, hanno pensato che bastava trasferire macchinari e un tecnico di provate capacità per risolvere il problema facilmente. Mai errore fu così fatale.

Serviva ben altro per poter affrontare quella nuova sfida.

Ecco che nuovi coraggiosi, capaci di credere in un sogno, si sono offerti quali possibili gestori del cambiamento. Moltissimi di questi nuovi sconosciuti sono riusciti nel loro intento e ci sono riusciti talmente bene che le società dalla crisi in cui si trovavano, in poco tempo, nel giro di qualche anno, hanno riconquistato, non solo le loro posizioni di mercato, ma sono riuscite a crescere nel nuovo mercato mondiale.

Tutto questo grazie a quegli uomini che hanno rischiato tutto e per tutto e che, grazie al loro coraggio, la loro inventiva e le loro inimmaginabili qualità di adattamento, sono riusciti a disegnare una strada che le aziende, spesso, ob torto collo, hanno seguito.

Adesso, benché approvi la maggior parte del suo operato, Luigi di Maio dichiara che “…gli italiani che hanno deciso di pagare le tasse all’estero, che sono iscritti all’AIRE, non possono pensare di tornare in Italia…”. Una dichiarazione che non riesco a comprendere e che, onestamente mi fa letteralmente incazzare. Moltissimi di quegli italiani, che secondo la Costituzione, la nostra Costituzione hanno gli stessi diritti che hanno tutti gli altri italiani, oggi si trovano in una situazione incredibilmente critica.

Le aziende che hanno fruttato il loro sapere, il loro coraggio, oggi, ben ristabilite nelle loro naturali posizioni di benessere, non hanno più bisogno di loro e li hanno scaricati. Molti di loro non hanno più nessun introito, vivono in appartamenti in affitto i cui proprietari non sono per nulla interessati ai loro problemi. Non possono tornare a casa, in Italia,  perché tutti i voli sono stati cancellati e altre vie non esistono. Com’è possibile dichiarare che non sono graditi?

Caro Luigi Di Maio, questa è stata, decisamente, una grossa cantonata che deve essere recuperata assolutamente. L’indotto creato da questi uomini è immenso, difficilissimo da quantificare, ma immenso. Un esempio per tutti? Il gruppo Geox, Stefanel, Marcegaglia, Zoppas…

I nostri AIRE sono Italiani con la “I” maiuscola e meritano rispetto e non solamente per un fattore economico, come sembra interessi solo a te in questo momento, ma soprattutto perché, la maggior parte di loro, tengono alto il buon nome dell’Italia, sempre.

Sono del parere che dovresti rivedere completamente questa posizione e preparare un piano d’urgenza per quei compatrioti che oggi si trovano in gravi difficoltà. Non puoi pensare che le reti consolari si possano sostituire allo Stato. E, poi, siamo seri, quali reti consolari? Quelle dei consoli onorifici? Uomini che per l’amore della bandiera, sovvenzionano completamente le attività che dovrebbero essere comunque garantite dallo Stato, spesso rispondendo a “superiori” che non hanno nemmeno un millesimo del senso di responsabilità e di onore che hanno i consoli onorari.

Urge rivedere queste dichiarazioni. Urgono azioni concrete per ridare a noi AIRE la dignita’ ed il rispetto che ci si deve.

 

Gianluca Testa

  1. ……rete consolari, non avevano budget…si sono girati sino a quando soggetti volenterosi preparati si sono preposti a svolgere le mansioni di consoli onorefici…con il proprio tempo, denaro impegno e non per propaganda!

    Comment by Fabrizio — 18/04/2020 @ 9:24 AM

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