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20/10/2011

Gaddafi Mohammar.

Un altro tiranno è stato eliminato dalla faccia della terra.
Dopo quarant’anni di dominio incontrastato è stato scovato ed ucciso.
La sola cosa triste è che i nuovi non hanno nulla di diverso dai vecchi. Per lo stesso motivo per il quale non posso essere d’accordo con la pena capitale, non riesco a credere che non si sia potuto bloccare gli spari che lo hanno ucciso.
Quello che nascerà, qualunque cosa sarà, si fonderà su questo assassinio, visto che non può essere definito altrimenti.
Premesso questo, molto probabilmente la popolazione, vessata da una famiglia sanguinaria e despota, si troverà tra le braccia di altri, forse meno brutali, ma altrettanto disinteressati alle necessità comuni. Avvoltoi stranieri, assetati del petrolio libico, sono già all’opera da diverso tempo, sicuramente i giochi sono stati già decisi. Noi, da ex colonizzatori e da nuovi bacia mano, forse, cercheremo di avere un pezzetto delle opportunità che ogni rivoluzione offre per la ricostruzione. Forse parteciperemo, dato che lo schierarsi pro Gaddafi è stato talmente ostentato e pubblicizzato, che, a mio parere, sarà difficile che i nuovi azzerino questa memoria.
Ma in questi casi è veramente difficile capire cosa può accadere.
Gli interessi economici sono “super partes” nel senso che non hanno nessuna attinenza con morale ed etica. Una sorta di puttana da quattro soldi che mercifica il corpo e le idee degli altri al solo scopo di arricchire i pochi raccolti attorno all’immenso ricco piatto.
Il mio scenario non è molto positivo. Mi pongo al centro del mediterraneo di oggi.
Guardo all’Egitto, alla Libia, ed agli altri Paesi che, usciti da una pluriennale tirannia, dopo i primi rari secondi di speranza di una nuova vita democratica, si trovano rilanciati in una sorta di proiezione che di democrazia non ha nulla.
E’ la solita storia. Quella dove i pochi si mantano della pelle dei tanti, facendo leva su concetti di altissimo valore morale per spingerli al massacro. Chi ci casca è sempre il povero uomo della strada, il padre di famiglia che non può più sopportare l’idea che i propri figli debbano crescere nella stessa situazione in cui ha vissuto lui stesso.
Trasliamo questa vicenda, con le dovute modifiche ed i dovuti distinguo e ci troviamo in Italia ai giorni nostri, Stessa storia, stessa situazione di ratto della democrazia, dove pochi, uni, comprano fiducia, comprano impunità alla faccia delle più elementari regole etiche e morali. Non si illudano i più che ci sarà un diverso epilogo della nostra faccenda. Forse non ci sarà il sangue, c’è da augurarselo, ma rimane il fatto che gli avvoltoi sono già sui trespoli.
Gianluca Testa

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