…e adesso?
Qualcuno ha detto, per onore della cronaca lo citiamo Mauro Corona scrittore alpinista, che questa crisi dovrebbe riportare le “cose” al loro reale valore, dove la terra ed il lavoro, quello che “genera i calli e fa sudare”, dovrebbero essere, di nuovo, il metro con cui misurare il valore. Riconosco in questa ipotesi-desiderio, una qual sorta di “vorrei”, ma sono propenso a ritenere che tutto ciò non sia possibile, fin tanto ché non accada qualcosa che, per davvero, ci costringa tutti quanti a ricominciare da zero. Credo che, come ogni altra cosa, anche la “crisi”, personalifichiamola un poco, cambi, maturi, si evolva. Non è più come negli anni trenta del [sigh] secolo scorso. Non può essere la stessa cosa. Non dico che non può essere difficile o più difficile, dico che non può essere lo stesso avvenimento con le stesse conseguenze.
Da tanti anni abbiamo avviato un processo di globilizzazione che prevede lo sconvolgimento spesso sommario, non programmato, di una serie quasi infinita, di usi, di consuetidini e di modo di vivere, che nelle loro complessità, non possono semplicemente estinguersi. Possono trasformarsi, adattarsi, spesso senza seguire linee guida, indirizzi chiari e rassicuranti, generati o proposti da chi sa perchè ha studiato, provato e vissuto. I nostri beni primari, oggi, sono completamente diversi da quelli di poco meno di ottant’anni orsono. Saremo noi in grado di viviere come vivevano i nostri nonni solamente ottant’anni fa? Cerchiamo di risponderci facendo una severa, anche se veloce, elisione dal puro aspetto romantico che il passato, vuoi o non vuoi, mantiene come componente a copertura di odori sgradevoli e dolorose situazioni, almeno proviamoci. Io posso rispondere per me stesso, ovviamente. A me mancherebbero moltissime cose. L’aria condizionata, internet, la mia moto e potrei continuare all’infinito, ma avrei, forse, più tempo per leggere i miei libri, forse addirittura per scrivene uno o completare quello che ho iniziato da oltre quattro anni, chi lo sa? Già il tempo, ed il gusto di poter asaporare le cose semplici che ormai non sembrano più importanti. Gli amici, le discussioni su di un qualsiasi tema che consideriamo interessante e che, comunque ci coinvolge perchè parte della nostra esistenza. Cose, emozioni, momenti che ad oggi diamo per scontate, ma che scontate non sono. Basta un niente e non ci sono più.
Non voglio entrare nel discorso di valori, morale e tutte quelle “cose” che sono in subordine al “business”, almeno per alcuni, desidero solo approfittare di un momento di apparente calma, dove dopo anni di attesa, sembra che almeno una delle ingiustizie subite, trovi il suo naturale e corretto epilogo, per pensare a cose che non siamo più, quasi, abituati a pensaree, quindi a coltivare. Rivolgo quindi questo mio pensiero ai miei amici e conoscenti che, sono sicuro, avranno molto di più interessante da dire di quanto possa aver esposto io.
Gianluca Testa