Indignazione virtuale
Le immagini di una guerra sono sempre agghiaccianti e orribili.
E’ ancor più orrribile quello che un uomo riesce a commettere quando si sente coperto da una causa.
Tutti noi abbiamo visto e vediamo non solo le immagini, ma il terrore e la disperazione di bambini, anziani, donne e uomini assediati, colpiti e macellati per le strade delle loro città che hanno contribuito a costruire negli anni.
Il livello di rabbia e sconcerto mista a ribrezzo e paura cresce in ognuno di noi a tal punto che, alcuni, si stanno chiedendo se non sia il caso di intervenire per fermare questo orrore.
Ma intervenire significherebbe, quasi certamente, un orrore ancora più grande, profondo, devastante e definitivo e nessuno sano di mente può anche solo per un attimo accettarne l’idea.
Sui socials continuiamo a inoltrare messaggi, immagini, filmati sempre più agghiaccianti e le didascalie si riempiodo di frasi di orrore e stimoli ad attivarsi, a fare qualcosa.
Credo che a questo punto si debba pensare molto seriamente a una sorta di guerra diversa.
Una sorta di rappresaglia, che oltre a colpire marginalmente qualche oligarca al quale si è tolto qualche costosissimo giocattolo e aumentare l’inflazione mondiale oltre che la speculazione dei soliti ignoti, colpisca veramente al cuore la capacità di Putin e di quel manipolo di mafiosi guerrafondai che lo circonda da anni, di operare veramente e di scendere miti consigli.
Certo che questo tipo di sanzioni colpirebbero tutti noi, così come sono colpiti i nostri vicini Ucraini, anche se a noi, almeno per il momento non ci sparano addosso.
Certo che questo tipo di sanzioni ci porterebbero dei disagi importanti, che sicuramente renderanno furiosi molti che considerano di vivere da soli in questo mondo, ma se siamo veramente indignati, orribilati e schifati da quello che sta succedendo, bene, allora prendiamo il coraggio a due mani e chiudiamo tutti i rubinetti di gas e petrolio che arrivano dalla Russia.
Molte nazioni, Germania e noi, copite dall’incompetenza di moltissimi governanti che hanno fomentato la dipendenza energetica come sola soluzione possibile ai problemi di approvvigionamento possibile, si troverebbero in gravi difficoltà. Non potremo alimentare le cladaie o il prezzo del gas subirebbe ulteriori aumenti decisivi. Probabilmente il prezzo alla pompa di benzina schizzerà ulteriormente alle stelle, anzi andrà su galassie ancora più distanti, ma sarebbe un nuovo tipo di guerra, una risposta ferma, concreta e decisa contro l’arroganza putiniana.
Non dovremmo convivere con il sordo rumore delle bombe sull’ucrania nella mente, quando ci scaldiamo il caffè, prepariamo la pasta o alimentiamo la nostra macchina per una gitarella ai laghi postando la nostra “indignazione virtuale”, ma sapremo che, ognuno di noi sta facendo la sua parte, piccola parte con un grande sacrificio, ma che non ha nulla a che vedere con il sacrificio di quei milioni di ucraini che oggi stanno tentando, con le unghie e con i denti di fermare un attacco ingiustificabile, un genocidio e una strage che ha, purtroppo, nella storia dell’aggressore, molti riferimenti storici.
Non ho il potere di scegliere cosa dev’essere fatto, ma se si dovesse scegliere di intraprendere questa strada o una qualunque altra strada che vada in questa direzione, non muoverò un dito, non proferirò verbo per lamentarmi o contestare, anzi, stringerò i denti e troverò il modo per assicurarmi il conforto necessario utilizzando altre fonti che non mettano in bilico la mia anima tra il baratro dell’indifferenza e l’oblio dell’ipocrisia.
Che questo sia di lezione per accelerare il processo per rendere le nostre nazioni, ma meglio sarebbe dire ognuno di noi, indipendente energicamente parlando, senza mai più cadere nella rete delle soluzioni ‘facili’ .
Gianluca Testa