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05/04/2022

Indignazione virtuale

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Le immagini di una guerra sono sempre agghiaccianti e orribili.

E’ ancor più orrribile quello che un uomo riesce a commettere quando si sente coperto da una causa.

Tutti noi abbiamo visto e vediamo non solo le immagini, ma il terrore e la disperazione di bambini, anziani, donne e uomini assediati, colpiti e macellati per le strade delle loro città che hanno contribuito a costruire negli anni.

Il livello di rabbia e sconcerto mista a ribrezzo e paura cresce in ognuno di noi a tal punto che, alcuni, si stanno chiedendo se non sia il caso di intervenire per fermare questo orrore.
Ma intervenire significherebbe, quasi certamente, un orrore ancora più grande, profondo, devastante e definitivo e nessuno sano di mente può anche solo per un attimo accettarne l’idea.
Sui socials continuiamo a inoltrare messaggi, immagini, filmati sempre più agghiaccianti e le didascalie si riempiodo di frasi di orrore e stimoli ad attivarsi, a fare qualcosa.

Credo che a questo punto si debba pensare molto seriamente a una sorta di guerra diversa.
Una sorta di rappresaglia, che oltre a colpire marginalmente qualche oligarca al quale si è tolto qualche costosissimo giocattolo e aumentare l’inflazione mondiale oltre che la speculazione dei soliti ignoti, colpisca veramente al cuore la capacità di Putin e di quel manipolo di mafiosi guerrafondai che lo circonda da anni, di operare veramente e di scendere miti consigli.
Certo che questo tipo di sanzioni colpirebbero tutti noi, così come sono colpiti i nostri vicini Ucraini, anche se a noi, almeno per il momento non ci sparano addosso.
Certo che questo tipo di sanzioni ci porterebbero dei disagi importanti, che sicuramente renderanno furiosi molti che considerano di vivere da soli in questo mondo, ma se siamo veramente indignati, orribilati e schifati da quello che sta succedendo, bene, allora prendiamo il coraggio a due mani e chiudiamo tutti i rubinetti di gas e petrolio che arrivano dalla Russia.

Molte nazioni, Germania e noi, copite dall’incompetenza di moltissimi governanti che hanno fomentato la dipendenza energetica come sola soluzione possibile ai problemi di approvvigionamento possibile, si troverebbero in gravi difficoltà. Non potremo alimentare le cladaie o il prezzo del gas subirebbe ulteriori aumenti decisivi. Probabilmente il prezzo alla pompa di benzina schizzerà ulteriormente alle stelle, anzi andrà su galassie ancora più distanti, ma sarebbe un nuovo tipo di guerra, una risposta ferma, concreta e decisa contro l’arroganza putiniana.

Non dovremmo convivere con il sordo rumore delle bombe sull’ucrania nella mente, quando ci scaldiamo il caffè, prepariamo la pasta o alimentiamo la nostra macchina per una gitarella ai laghi postando la nostra “indignazione virtuale”, ma sapremo che, ognuno di noi sta facendo la sua parte, piccola parte con un grande sacrificio, ma che non ha nulla a che vedere con il sacrificio di quei milioni di ucraini che oggi stanno tentando, con le unghie e con i denti di fermare un attacco ingiustificabile, un genocidio e una strage che ha, purtroppo, nella storia dell’aggressore, molti riferimenti storici.

Non ho il potere di scegliere cosa dev’essere fatto, ma se si dovesse scegliere di intraprendere questa strada o una qualunque altra strada che vada in questa direzione, non muoverò un dito, non proferirò verbo per lamentarmi o contestare, anzi, stringerò i denti e troverò il modo per assicurarmi il conforto necessario utilizzando altre fonti che non mettano in bilico la mia anima tra il baratro dell’indifferenza e l’oblio dell’ipocrisia.

Che questo sia di lezione per accelerare il processo per rendere le nostre nazioni, ma meglio sarebbe dire ognuno di noi, indipendente energicamente parlando, senza mai più cadere nella rete delle soluzioni ‘facili’ .

Gianluca Testa

Pensieri e basta

03/03/2022

Guerra

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Tutte le nostre priorità potrebbero cambiare in una notte.
Provate a immaginare il momento in cui, per paura di morire dilaniati dalle bombe di un attacco lanciato dalle idee di un folle, dobbiate abbandonare tutto quello per cui avete lavorato, sognato e lottato per una vita. Portate con voi i dovumenti di proprietà, i soldi che siete riusciti a racimolare e i gioielli, la vostra vita, il vostro quotidiano, in un lampo, non esiste più.
Qualcuno ha delle alternative, può pensare di rifugiarsi in un’altra nazione, possibilmente lontana dallo scenario di guerra, ma se l’esaltazione e la follia prevalessero e si avvii quel processo, irreversibile di offesa nucleare, dove ci si potrebbe rifugiare?
In pochissimi istanti tutto cambia, tutto diventa il contrario di tutto e senza capirne le ragioni, le vere ragioni, sempre che di ‘ragione’ si possa discutere.
Abbiamo goduto di oltre settanta anni di pace, almeno relativamente alla nostra parte di mondo, ma siamo nel bel mezzo di un conflitto che potrebbe prendere dei connotati ben diversi, molto più catastrofici.
Nel trentanove, le mire espansionistiche di un folle, arrivarono all’annessione della POlonia e poi dell’Austria prima che le altre nazioni si decidessero di intervenire in qualche modo per fermare l’espansione della Germania nazista. Oggi le informazioni sono ben più veloci e le armi molto più potenti e distruttive di quelle che esistevano allora.
Le stesse interconnessioni tra gli stati sono ben diverse. I legami economici, energetici e politici, rendono il nostro pianeta un complesso intreccio di interessi che dificilmente si possono spiegare. Abituati come siamo a viviere in un mondo semi virtuale. Dalle comunicazioni agli incontri, le transazioni commerciali, i divertimenti e i consulti medici, viaggiano tutti sulla rete, alcuni potrebbero pensare che quello che accade è virtuale, quindi non reale. Alcuni potrebbero pensare che tutto questo è, quindi irreale, ma non è così.
La gente scappa dalle loro care, la gente cerca di trovare rifugio in altre nazioni, mentre le loro città vengono bombardate senza pietà con una furia crescente e senza apparente limite.
Lo scopo della distruzione vorrebbe suggerire essere l’annessione di territori che, un tempo, ormai molto lontano, appartennero alla Russia, ma allora anche tutta l’area del mediterraneo appartenne a Roma, cosa facciamo?

Siamo tanti, tantissimi. Miliardi.

Un uomo che può gestire una potenza di fuoco come quella dell’armata russa, che non è sufficientemente controllato da sistemi democratici efficaci, può iniziare a credersi onnipotente, probabilmente immortale. Questo tipo di uomo, nel caso in cui si sentissse perduto, perchè non potrebbe pensare “se perisco io, periscano tutti” ?

Siamo così lontani da questa ipotesi?

Sono convinto che Putin e i suoi generali di corredo, non si aspettassero una reazione così accesa e fattiva, da parte del popolo ucraino. Il suo esercito, quello di Putin, sembra impreparato me è di sicuro indottrinato a credere che la loro azione militare non è un’aggressione nei confronti di uno stato sovrano, bensì un atto di liberazione dell’Ucraina da un usurpatore.
Se anche una parte minima dell’armata russa iniziasse a realizzare questa sostanziale differenza lessico vitale, del motivo della loro azione militare, continuerebbe a cambattare contro civili inermi?
Cosa dire degli oligarchi russi che, a causa di quanto sta accadendo, si sentono privare, giorno dopo giorno, di benefici che ritenevano inviolabili? Non staranno pensando di fermare il despota?

Tutte le nostre priorità potrebbero cambiare in una notte.
Si.

Ma da tutto questo dobbiamo imparare quelcosa di importante.
L’economia, la ragione del profitto a tutti i costi, ci ha portato a legarci economicamente, e dal punto di vista energetico, ad altri stati che non avrebbero nessuno scrupolo nell’usare le loro risorse energetiche per amplificare la loro sfera di influenza. L’ottusità di moltissimi governanti hanno legato mani e piedi alla dipendenza energetica erogata da Paesi a dir poco pericolosi e, se c’è qualcosa da imparare da quello che sta accadendo è proprio che dobbiamo ottenere l’indipendenza energetica subito, ma non a livello di nazione, ma di singolo abitante, di singola famiglia.
Il sole, il vento non ce lo può togliere nessuno, almeno fino a quando non ci sarà un qualche A.D. che per trovare il profitto anche dove non deve esserci, riuscirà a far tassare, a suon di tangenti erogate ai politici del momento, i raggi solari e l’aria che respiriamo.

Solo un’ultima considerazione.
Dalla notte dei tempi, ben poco è cambiato, almeno nell’essenza delle cose. Certo ieri non c’era la tecnologia che esiste oggi, non c’erano le armi che esistono oggi, ma la cupidigia, l’ottusità e la cattiveria di alcuni è sempre esistita e, ahimé, esisterà per sempre.

Desidero solamente mandare un forte e caloroso abbraccio a tutti coloro i quali stanno soffrendo, lottando e morendo oggi in Ucraina, con la viva e non tanto velata speranza, che il conflitto termini subito e chi deve pagare paghi.

Gianluca Testa

Pensieri e basta,Spazio Italia - Radio Timisoara

11/04/2021

Ebbene si.

totalitarismoNelle more di quanto vissuto in questi lunghi anni in Romania, quasi trenta, la maggior parte dei quali trascorsi in Banato tra Sannicolau Mare e Timisoara ho incontrato e condiviso moltissi momenti con persone più o meno interessanti. Tralascio quelle alle quali, per motivi sentimentali più che altro, mi sono avvicinato da molto tempo, per scrivere ahimé, di quei casi, alcuni patologici, che sovente hanno certato di attirare l’attenzione su se stessi denigrando il sottoscritto o coloro i quali mi sono appropriati.
Premetto che questo non vuol essere e non è un j’accuse, bensì una mera e, sono il primo a riconoscerlo, elementare analisi psicologico sociale di questo fenomeno tanto caro ad alcuni coabitanti di questo pianeta.
La tecnica è per lo più sempre la stessa e si basa sulla consueta e quasi unanime attività del genere umano di credere quello che conviene credere o piace credere a prescindere dalle fonti e, soprattutto, dal modo in cui viene diffuso. Alla base di questa tecnica, la maggior parte dei casi v’é la perfidia e la volontà di ferire, sorgente inesauribile l’invidia, anche se in alcuni casi, rari ritengo, la semplice ignoranza e stupidità. Quindi, premesso questo, il plagio, l’estrapolazione dal contesto di alcune frasi, altrimenti forière di ben altro significato, spesso opposto, l’omissione di alcuni particolari apparentemente inutili, ma base imprescindibile del significato dato e voluto, rendono tutto il contrario di tutto.
Manipolando questi fattori si ottengono molte verità che, del vero, nulla hanno, ma che al popolo, spesso bue, aggradano e rendono proprie spandendone, con un apparentemente innoquo ‘click’, il veleno in esse inoculato dal perfido artefice, nel mondo detto virtuale.
Mi soffermo qualche riga sulla questione che quel click sia o non sia innoquo o innocente.
Chi rilancia un giudizio, una notizia, un caso senza essersene preventivamente convinto che le fonti di tale notizia siano non solo certe ma che l’evento in se è reale e non frutto di plagi, come ho sintetizzato prima, bene allora tale individuo non è né innoquo né innocente, ma colpevole alla pari dell’artefice del falso o del plagio.
Nella nostra società, dove alzare uno scudo a protezione del vero implica immediatamente un urlo globale al tentativo di costringere la libertà in confini molto più ristretti, dimenticando il principio di base della stessa democrazia sociale che ìmpera il rispetto dei confini delle libertà individuali, quali un imprescindibile obbligo-diritto di ogni persona, è molto difficile e politicamente pericoloso affrontare questi temi.
Ma dato che il sottoscritto non è né un politico né, tanto meno, una persona pubblica, ma appartenente alla schiera, non esigua, degli uomini democraticamente liberi, posso permettermi di auspicare e sperare che un velo legislativo venga posto il prima possibile. Questi non dovrebbe aver altro scopo che quello di perseguire, con ferreo rigore, coloro i quali appartengono alla categoria dei villantatori e plagiatori seriali, rendendo così un sublime servigio alla comunità tutta, la quale, al momento è sì in balia di codeste marmaglie.
Un primo nobile e quanto mai dovuto gesto dovrebbe essere il ripristinare il reato di diffamazione a mezzo stampa, da intendere pubblico, che dal lontano duemila uno è stato, ingiustamente, derubricato da penale a civile, quanto meno in Romania, dando via libera a mentitori seriali, spesso interessati a ottenere vantaggi materiali o semplicemente ‘morali’, denigrando e assassinando pubblicamente e impunemente persone che, a loro squallido giudizio, intralciano il loro cammino verso la gloria della rete.
Un pena che cada sulle teste di tali persone deve essere esemplare. Oltra a vietare per anni l’utilizzo dei tanto amati spazi pubblici virtuali, comunque essi si chiamino e da chiunque siano gestiti, dovrebbe anche prevedere una lauta ammenda pecunaria al fine di lasciare un profondo segno, una visibile e tangibile cicatrice, a monito di future tentazioni.
Certo, sempre nelle more di quanto vissuto, implicitamente quindi della mia non più tenera età, non confidando più nella volontà dei politici e in quella non esigua schiera di benpensanti che solo grazie al sonno del loro gruppo pusillanime, garantiscono al gruppo definito in questo scritto, un ruolo in evidenza, non posso credere che questo possa avvenire.
E’ per questo che, forte del fatto che non ho mai calpestato nessuno, quanto meno con la chiara intenzione di farlo, e del fatto che il rispetto è e sarà sempre alla base delle mie relazioni, non posso far altro che difendere ciò in cui credo nelle più appropriate sedi.
A buon intenditore poche parole.
Gianluca Testa