Spazio Italia - Radio Timisoara

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13/06/2010

Caro Carlo.

Caro Carlo, prima di tutto ti ringrazio del tuo commento.
Devo precisare una cosa che credo ti sia sfuggita.
Per quanto la mia posizione rimanga ferma e saldamente attestata sul pensiero di base, che erge il rispetto delle regole al di sopra di qualunque altro discorso, con le mie scuse ho ammesso che stavo scegliendo la stessa strada di coloro i quali stanno cercando di usurpare ruoli di rappresentanza utilizzando la denigrazione, l’interpretazione ad personam delle regole e l’assenza degli altri quali mezzi per titolarsi timonieri di un pensiero che non possono rappresentare perchè privi di esso.
Questo mie scuse, non sono altro un gesto palese e dichiarato, come del resto tutte le altre mie azioni, che il mio pensiero dev’essere ed è di altro livello.
Sono scuse, ma queste non celano per nulla la rinuncia a voler avere una risposta, che fino ad ora risulta negata.
Sono scuse per aver portato la discussione sugli stessi livelli degli altri, dimenticando che posso sinceramente essere condiviso dai più mantenendo il posto che mi si aggrada.
Ho chiesto e pretendo conto e ragione del modo in cui sono stati accettati i candidati delle ultime elezioni di Unimpresa Timisoara. Non accetto il silenzio nascosto da inutili e puerili ragioni contabili, tra l’altro sanate in un immen che non si dica. Queste non sono motivo per mettere a tacere chi indica, con forza e determinazione, firmando con il proprio nome, delle scorrettezze anche se ancora presunte. Quella regola vale per chi volesse partecipare alle attività di Unimpresa, volesse partecipare alle Assemblee o volesse votare e candidarsi, il resto è solo e pura demagogia accompagnata da distorsioni della verità proprie di chi, non possedendo argomenti, è costretto ad inventare e contorcere la realtà per giustificare il proprio operato.
Ci si può attivare anche senza urlare, senza denigrare e senza offendere.
Ci si può opporre con maggiore forza se la base che alimenta il pensiero è il pensiero stesso, coltivato nel rispetto di quelle regole che pretendiamo siano ristettate.
Ci si può schierare senza battere i pugni sul tavolo, chi deve capire capisce e capirà. Io, intanto, mi sono ricordato che in tutta questa storia, sono diverso da pochi ed uguale a tanti, quei tanti che fino ad oggi, per stanchezza o timore celato da indifferenza, hanno preferito rimanere in silenzio.
Grazie.
Gianluca Testa

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